Il ruolo dei costi logistici nelle strategie di pricing - parte 1/2
Il crescente livello competitivo di molti mercati unito all'affacciarsi su mercati globali di attori in grado di produrre a costi sempre più competitivi hanno progressivamente accresciuto l'importanza della contabilità dei costi e del suo utilizzo nelle strategie di pricing: solo una approfondita conoscenza dei propri costi può permettere di costruire solidi modelli di definizione prezzi.
Finalità di questo contributo è quella di comprendere il ruolo dei costi logistici nei meccanismi di determinazione del costo del prodotto e quindi di calcolo del prezzo. Dopo una breve introduzione sulle metodologie di pricing, si procederà a descrivere il modello più completo di costing, quello a prezzo pieno o full costing; terminato questo percorso introduttivo si analizzeranno nel dettaglio i costi logistici, le varie modalità di allocazione di questi al costo di prodotto ed il conseguente ruolo strategico che i costi di supply chain possono avere nel successo/insuccesso di un prodotto sul mercato.
La definizione del prezzo di prodotto sulla base del costo.
Punto di partenza per la corretta determinazione del prezzo di prodotto consiste nell'implementazione di una contabilità analitica o contabilità dei costi: il prezzo del prodotto viene generalmente determinato attraverso l'applicazione della logica cost plus pricing: determinato il costo del prodotto, si applica a questo un certo mark up per arrivare al calcolo del prezzo finale. Alla logica del cost plus pricing si contrappone il concetto di target costing: ci si confronta col mercato per stabilire il prezzo target, si definisce il margine atteso e si ottiene a ritroso il costo accettabile a cui produrre; questo costo sarà poi confrontato con la realtà aziendale as is per verificare se la struttura esistente permette di produrre con questo costo obiettivo.
Nella realtà, la distinzione tra queste due metodologie è tuttavia puramente teorica: è impensabile una applicazione del cost plus target senza un confronto con il mercato; analogamente, è impossibile immaginare una logica del target costing che non si confronti con la struttura produttiva/distributiva aziendale. In conclusione entrambi gli approcci sono implementati in maniera contestuale e le conclusioni comparate in maniera iterativa (si veda figura 1).
Figura 1. Il processo di pricing.
Il punto di partenza nel processo sopra rappresentato consiste quindi nella determinazione del costo del prodotto, calcolato considerando tutti i costi aziendali: in altri termini attraverso l'implementazione della cosiddetta logica di full costing.
Il full costing.
Per poter comprendere il processo full costing è necessario in via preliminare introdurre la distinzione tra costi diretti ed indiretti.
• i costi diretti sono quelli direttamente attribuibili al prodotto attraverso una misurazione oggettiva del consumo di un determinato fattore produttivo da parte dell'oggetto di costo (prodotto);
• i costi indiretti non possono essere direttamente imputati al prodotto ma devono essere attribuiti attraverso opportuni procedimenti di ripartizione.
Si consideri innanzitutto i costi di produzione: tipico esempio di costo diretto è il consumo di materia prima, mentre un esempio di costo indiretto può essere il consumo di energia elettrica di una linea produttiva utilizzata per più articoli.
Focalizzandoci sui costi logistici, i costi di spedizione a cliente sono esempi tipici di costi diretti: se il costo di trasporto da magazzino a cliente risulta pari a 1.000 €, risulta immediato allocare i 1.000 € agli articoli effettivamente trasportati. Esempi invece di costi logistici indiretti sono i costi del personale logistico o i costi di deposito (affitto, movimentazione, ...): questi costi non possono essere attribuiti direttamente agli articoli in portafoglio (il personale movimenta infatti tutti gli articoli, un magazzino affittato è destinato a più prodotti).
Chiarita la distinzione tra costi diretti ed indiretti, è ora possibile analizzare il procedimento di calcolo full costing. Il primo passo è abbastanza immediato e lineare: si attribuiscono dapprima all'oggetto di costo tutti i costi diretti sostenuti in azienda; ad esempio, i costi di materie prime sono allocati ad ogni articolo in base alle quantità consumate per la sua produzione e al costo di acquisto delle stesse; i costi di spedizione sono allocati agli articoli effettivamente spediti...
Poiché il full costing si basa sull'assunto di base che tutti i costi debbano essere attribuiti ai prodotti finiti, è necessario in secondo luogo decidere come allocare i costi indiretti. Questi sono utilizzati da più articoli: come è possibile procedere? Per attribuire ad ogni prodotto una quota di questi costi è necessario individuare un modo per ripartire i costi comuni tra i vari prodotti e la ripartizione avviene tramite l'identificazione di un coefficiente di ripartizione: si consideri il seguente esempio di costo indiretto.
Un macchinario produttivo costa 100.000€ annui e viene utilizzato per produrre tre articoli. Come allocare il costo di 100.000€ ai tre articoli? Un tipico esempio di coefficiente di ripartizione può essere individuato nelle unità prodotte; supponendo che il totale delle unità prodotte annue siano le seguenti: 15.000 unità dell'articolo A, 30.000 di B e 40.000 di C, l'allocazione dei costi indiretti sarà quindi
100.000€/ (15.000+30.000+40.000)= 1,2 €.
Ad ogni articolo viene attribuito 1.2€ di costo indiretto per il macchinario.
Completati i due passaggi sopra descritti, è possibile arrivare al calcolo del costo totale del prodotto, dato dai costi direttamente a questo imputabili + la quota costi indiretti. Calcolato il costo totale del prodotto, sarà quindi possibile applicare il mark up ed arrivare al prezzo di vendita. Si veda il processo rappresentato in figura 2.
Figura 2. Il processo di full costing.
La criticità maggiore nel processo sopra descritto è individuabile nella corretta scelta del coefficiente di ripartizione. Nell'esempio sopra proposto, ad esempio, il coefficiente scelto (le unità prodotte) può funzionare solo a patto che i tre articoli in produzione sulla linea in oggetto abbiano una complessità produttiva simile tra loro; si supponga invece che l'articolo C sia molto più complesso rispetto agli altri due: con la ripartizione sopra presentata si distorcerebbe il calcolo in quanto i tre articoli avrebbero la medesima quota di costi indiretti, svantaggiando gli articoli A e B (più semplici) rispetto all'articolo C. In conclusione è necessario identificare il criterio causale più corretto (cosa guida i costi? Cosa li genera?) ed applicarlo nella scelta del più adeguato coefficiente di ripartizione.
Si procederà ora, tramite lo svolgimento di un business case, alla rappresentazione del processo sopra descritto mirato alla ripartizione di differenti tipologie di costi logistici indiretti.
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