Dall’UE in arrivo nuove leggi sulla sostenibilità delle catene di approvvigionamento
Il tema della sostenibilità delle Supply Chain internazionali è sempre più attuale, in un momento in cui all’offshoring selvaggio cui abbiamo assistito per decenni iniziano a contrapporsi fenomeni di nearshoring, se non addirittura di reshoring in virtù invece di una maggiore resilienza delle catene di approvvigionamento stesse.
Il 23 febbraio del 2022 presso la Commissione Europea è stata presentata una proposta di legge inerente gli obblighi di sostenibilità delle imprese, la “Corporate Sustainability Due Diligence Directive" (CSDD). I paesi dell’Unione a dicembre hanno approvato una nuova legge riguardante le Supply Chain, e nel maggio di quest’anno la questione verrà presa in carico dal Parlamento Europeo.
La proposta mira a sancire la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese lungo tutta la propria catena di approvvigionamento sia interna che esterna, monitorando l’impatto della propria attività e delle operazioni ad essa correlate, incluse quelle di natura commerciale e distributiva.
Il provvedimento andrebbe ben oltre le legislazioni già vigenti a livello nazionale, siano queste anche di natura intersettoriale, come la legge francese sull’obbligo di vigilanza, o la ben più specifica LkSG tedesca, i cui provvedimenti sono entrati in vigore all’inizio di quest’anno, e che, sebbene verrà di fatto già resa obsoleta al momento dell’entrata in vigore del presente provvedimento, rappresenta il prodromo più illustre della presa di coscienza effettuata a livello comunitario.
Il supply chain act tedesco
Il primo gennaio di quest’anno è infatti entrato in vigore il primo step di provvedimenti disposti ed approvati dal parlamento tedesco nel giugno del 2021 inerente le azioni che le aziende dovrebbero adottare per garantire il rispetto dei diritti umani e degli obblighi ambientali lungo tutta la propria value stream.
Il provvedimento è stato mitigato (ed in parte depotenziato) durante il lungo iter parlamentare affrontato prima dell’approvazione, in cui il dibattito ha si è concentrato sulla reale influenza delle aziende su quanto avviene lungo la propria Supply Chain, piuttosto che il sul rischio che l’approvazione di nuovi obblighi per le aziende tedesche avrebbe comportato un qualche tipo di svantaggio competitivo rispetto alle omologhe di altri paesi (rischio peraltro reale).
L’esito delle mediazioni necessarie all’approvazione è una legge che rappresenta il passaggio dalla sottoscrizione di una responsabilità aziendale volontaria ad una due diligence imposta legalmente, ma con requisiti fortemente indeboliti su aspetti chiave quali ad esempio il monitoraggio dei fornitori indiretti o la responsabilità civile.
Dal primo gennaio di quest’anno quindi le aziende tedesche al di sopra dei tremila dipendenti diretti (e dal primo gennaio 2024 anche tutte quelle al di sopra dei 1000) devono per legge compiere sforzi per limitare il rischio che lungo la propria catena di approvvigionamento vengano violati i diritti umani o compiute infrazioni alle leggi inerenti la tutela ambientale.
Il che non significa che siano obbligate a garantire che ciò non avvenga, ma semplicemente che devono dimostrare di aver indagato, valutato i rischi e compiuto azioni atte alla mitigazione degli stessi.
Tuttavia, se un'azienda viene a conoscenza di una lamentela nella sua catena di fornitura, sarà tenuta a prendere misure correttive perché se venisse dimostrato che la stessa fosse stata a conoscenza di violazioni senza aver preso provvedimenti, le verrebbero comminate pesanti sanzioni.
Come sarà la legge UE
Certamente la legge tedesca ha rappresentato lo sprone dal quale è nato il ben più severo provvedimento europeo, e nessuno nasconde che la mitezza della versione teutonica è stata esasperata immaginando che prima dell’entrata in vigore delle prime iniziative il tema sarebbe stato impugnato e definito in maniera sovranazionale dal diritto comunitario.
Il progetto di legge europea sulla catena di approvvigionamento richiede alle aziende dell'UE di gestire con attenzione gli impatti sociali e ambientali lungo l'intera catena del valore, compresi i fornitori diretti e indiretti, le proprie operazioni, nonché prodotti e servizi.
L'obiettivo è garantire il rispetto delle norme applicabili in materia di diritti umani e tutela dell'ambiente al fine di promuovere un'economia globale più equa e sostenibile nonché una governance aziendale responsabile. Introducendo la bozza, il Commissario Europeo per la Giustizia Didier Reynders ha osservato che "solo le aziende che non danneggiano l'ambiente e rispettano pienamente i diritti umani dovrebbero operare nell'UE".
La bozza è stata adottata dal Consiglio Europeo nel dicembre 2022 e il passo successivo è che il Parlamento europeo concordi su una posizione, cosa che dovrebbe avvenire nel maggio 2023. Gli Stati membri dell'UE avranno quindi due anni per recepire la direttiva nelle loro proprie leggi nazionali. Paesi con leggi proprie, come appunto la Germania con la sua LkSG entrata in vigore nel gennaio di quest’anno, dovranno rivedere e inasprire la legislazione.
Oltre alle responsabilità, la legge europea estende anche gli ambiti di applicazione dei provvedimenti assunti, includendo le società europee e le organizzazioni di altri paesi che operano nell'UE con 500 o più dipendenti con un fatturato di almeno 150 milioni di euro, ovvero circa 9.400 aziende.
Per i settori ad alto rischio (ovvero quelli in cui il potenziale di rischio sia per l'uomo che per l'ambiente è particolarmente elevato) i requisiti della direttiva devono già essere soddisfatti da organizzazioni con almeno 250 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di euro. Questi includono le industrie tessili e del cuoio, l'agricoltura e la silvicoltura, la pesca e l'estrazione mineraria. A questi settori si applica un periodo transitorio di due anni (aspetto questo che secondo le stime riguarda circa 3.500 aziende).
Le piccole e medie imprese non sono interessate direttamente dalla legge, ma indirettamente, ad es. come fornitori di aziende più grandi, puntando su una sorta di contagio virale delle pratiche virtuose imposte ai Top Player del settore.