Nuove tendenze: blockchain & supply chain
Una tendenza che va sempre più affermandosi, e che prevedibilmente caratterizzerà il panorama delle grandi catene di approvvigionamento nel corso dei prossimi anni, è l’introduzione delle tecnologie di Blockchain nella gestione delle attività di Logistica e Supply Chain.
Le Blockchain infondo altro non sono che una sorta di “registro condiviso”, inviolabile e non alterabile, utilizzato per automatizzare il processo di registrazione delle transazioni o, nelle derive più attuali ed in questo caso pertinenti, il processo di monitoraggio degli asset nelle reti aziendali.
Come è noto ai più, non esiste la necessità che l’asset monitorato o scambiato in una rete Blockchain sia rappresentato da un bene fisico, come dimostra l’esistenza stessa delle criptovalute ed il sistema utilizzato per la validazione del loro valore.
Per le attività di Supply Chain (ma, in maniera trasversale, per tutte le attività di business) assieme al recapito fisico del bene da trasportare e distribuire, è sempre più necessario veicolare in maniera tempestiva e precisa un corredo informativo sempre crescente.
Le informazioni circolanti variano a seconda della natura del bene trasportato, e possono riguardare gli aspetti più variegati: dal semplice tracciamento geografico e temporale del percorso effettuato dal prodotto, alla natura dei vettori che lo hanno avuto in carico, dalle temperature cui è stato conservato alle lavorazioni effettuate nelle varie tappe.
L’avvento dell’Internet of Things, dei Big Data ed il crescente utilizzo di queste informazioni nelle attività di pianificazione e previsione volumetrica aumenta sia la quantità di dati da veicolare, sia la necessità di velocità nella circolazione delle suddette informazioni, ma anche la necessità di validazione di questo mastodontico (e prezioso) flusso informativo circolante assieme alle merci.
Ciò che assume rilievo in questa sede è che la tecnologia Blockchain avrà un ruolo sempre più decisivo nell’assicurare la tracciabilità totale della filiera dei prodotti, sia essa riferita all’aspetto produttivo, oppure declinata verso quello distributivo.
Gli step della supplychain
Le catene di approvvigionamento più estese, che utilizzano linee di trasporto multimodali attraverso i continenti, tracciano una filiera logistica composta di un numero elevatissimo di intermediari.
Secondo Maersk, una delle più grandi compagnie di navigazione mercantile, una singola spedizione dall’Est Africa all’Europa coinvolge quasi 30 organizzazioni, con più di 200 interazioni e transazioni tra le parti, spesso con l’utilizzo di intermediari e tecnologie differenti.
Produttori di componenti e consumabili, esportatori, trasportatori, carrier di varia natura, centri di distribuzione, banche, porti, stazioni, dogane, spedizionieri e vettori dell’ultimo miglio sono tutti passaggi piuttosto inevitabili, indispensabili al flusso di approvvigionamento. Tutti questi attori, a vario titolo necessitano di ricevere un flusso informativo inerente il valore che veicolano, hanno necessità di rielaborarlo e di aggiornarlo al netto del proprio intervento e di consegnarlo all’anello successivo della catena.
Questo genera soprattutto due aspetti: costi e rischi. Costi perché ad ogni “stazione” il flusso informativo deve essere ricevuto, in varie misure decifrato, rielaborato e quindi reinviato, coinvolgendo una quantità di personale direttamente proporzionale alla vastità e alla completezza del flusso stesso. Rischi perché ogni passaggio rischia di compromettere l’esaustività informativa e l’aderenza alla realtà delle informazioni veicolate, sia a causa della soggettività degli operatori coinvolti nella compilazione documentale, sia nelle pratiche più o meno limpide di forzatura che a vario titolo possono essere compiute nelle operazioni di questa natura.
Altri rischi di rilievo sono correlati alla sicurezza ed alla segretezza di alcune delle informazioni veicolate assieme alla merce.
A complicare questo quadro interviene anche la pluralità dei supporti tecnologici attraverso i quali questi dati vengono filtrati e veicolati, che, per varie forme di incomunicabilità ed incompatibilità, possono comportare un significativo aumento sia del costo necessario ad entrare come parte attiva nell’espletazione di servizi relativi a nuove catene di approvvigionamento, sia del rischio di edulcorazione dei dati da esse veicolati.
Alla luce di queste considerazioni risulta quindi lampante come un percorso di automazione e di verifica delle informazioni relative ai prodotti e a tutta la filiera logistica coinvolta nella loro distribuzione sia quanto meno “interessante” a livello globale, e particolarmente calzante per alcuni ambiti ed alcune categorie merceologiche.
Ambiti di applicazione
In ambito logistico la Blockchain viene impiegata proprio in questa direzione, ovvero nel verificare e nel garantire la veridicità delle informazioni inerenti le filiere sia a livello produttivo che logistico.
Tecnologie di questo tipo già vengono impiegate in vari ambiti:
In ambito finanziario l’utilizzo della Blockchain può concretamente accelerare la fase di elaborazione delle fatture, fornendo la possibilità di transazioni più trasparenti e più sicure.
L’applicazione degli “smart contracts” (ovvero programmi memorizzati su una blockchain che vengono eseguiti quando vengono soddisfatte condizioni predeterminate, attivando l'azione successiva quando le condizioni sono soddisfatte) ad esempio potrebbe consentire l’attivazione di pagamenti immediati alla consegna, invece di dover attendere i classici 30 giorni (o più).
Un utilizzo tipico delle catene di distribuzione è quello che viene fatto in ambito farmaceutico ed alimentare, per garantire la continuità delle catene del freddo: in questi settori la Blockchain, associata a sensori IoT, permette di registrare temperatura, umidità, vibrazioni e altre metriche ambientali relative ai prodotti. I dati archiviati sulla Blockchain, tramite gli smart contracts possono, ad esempio, far scartare automaticamente lotti compromessi o segnalare la necessità di un controllo manuale riguardo la loro integrità.
Non trascurabile è l’utilizzo della Blockchain nella verifica delle certificazioni di natura etica, di grande attualità in un'epoca nella quale sempre più percepita è la responsabilità sociale ed ambientale delle grandi organizzazioni e sempre più valore viene destinato alle operazioni di “greenwashing” delle stesse.
Una Supply Chain basata su Block Chain aumenta esponenzialmente la trasparenza verso i consumatori sotto questi punti di vista, generando valore (circa il 65% dei consumatori infatti afferma di voler fare la differenza attraverso un acquisto quotidiano sempre più consapevole).
Molto discusso attualmente è anche l’intervento della Blockchain nell’oggettivizzare l’attribuzione di quelli che vengono definiti “Carbon Credits”, ovvero dei crediti acquisibili dalle aziende fondamentalmente in due modi: o finanziando direttamente progetti di decarbonizzazione, oppure investendo su aziende certificate come virtuose da questo punto di vista.
Questi crediti dovrebbero fondamentalmente rappresentare (semplificando molto) una moneta di scambio con la quale poter compensare lo sforo degli obiettivi sempre più stringenti imposti dai governi a seguito di accordi quali il “Green Deal” Europeo.
Allo stato attuale il mercato dei Carbon Credits è gestito da autentici broker che hanno tutto l’interesse di aumentarne il valore facendone una merce di scambio.
Il limite di questo sistema, che ha una ricaduta di interesse pubblico e globale come l’effettiva transizione ecologica di un’azienda, è che i dati non sono di pubblico dominio e la loro veridicità, nonché l’integrità è garantita solo dall’amministratore, vale a dire il broker.
Questi scambi commerciali di ‘indulgenze verdi’ sono ovviamente profilati, schedati e immagazzinati in database controllati dai broker che si occupano di intermediazione, un po’ come farebbe qualsiasi azienda con i propri clienti.
Ovviamente l’utilizzo della Blockchain in questa direzione avrebbe l’effetto di oggettivizzare in maniera inalienabile il valore ambientale del credito, proteggendo il dato da fluttuazioni di natura speculativa.