Sono 15 le infrastrutture irrinunciabili per la logistica italiana
Per la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica esistono 15 opere infrastrutturali prioritarie e irrinunciabili in Italia delle quali il mondo della logistica e dei trasporti nazionale non può fare a meno.
Quali sono, quanto costano e perché sono così indispensabili è scritto in un apposito position paper realizzato dall’Università Federico II di Napoli e intitolato “Check-up log: le infrastrutture strategiche per il trasporto e la logistica”.
Questo elenco di opere prioritarie è stato presentato in occasione dell’assemblea di Confetra appena tenutasi a Roma e fra gli interventi infrastrutturali esplicitamente riportati figurano il Terzo Valico ferroviario dei Giovi con relative adduzioni, gli interventi ferroviari di potenziamento del nodo di Genova, l’autostrada A36 Pedemontana Lombarda, la linea ferroviaria alta velocità/alta capacità Napoli-Bari, interventi ferroviari per il porto di Trieste, il progetto della darsena Europa a Livorno con conseguenti collegamenti ferroviari, il progetto per lo scavalco ferroviario sempre nello stesso scalo toscano, i vari interventi ferroviari di ultimo miglio previsti dal contratto di programma di RFI e il terminal ferroviario di Milano Smistamento.
Poi ancora: l’adeguamento delle prestazioni della linea storica Bologna-Firenze, l’implementazione del progetto Malpensa cargo district, il completamento della strada statale 106 Jonica, il completamento dei nuovi terminal container in costruzione nei porti di Genova e di Vado Ligure, il tunnel di base del Brennero e il nodo di Verona, la gronda di Ponente a Genova e infine lo Sportello Unico Doganale dei Controlli.
«Il loro costo in totale è di circa 30,5 miliardi di euro e il fabbisogno finanziario risulta pari a 6,1 miliardi (il 20%); dunque il loro completamento non è un problema di finanziamenti in sostanza» ha detto Vittorio Marzano, il docente universitario della Federico II che ha presentato la ricerca.
«Queste opere non sono per noi negoziabili e siamo disponibili a rappresentare, anche tecnicamente, al prof. Ponti e alla Struttura tecnica di Missione del Ministero dei Trasporti, al ministro stesso, che nessun ulteriore project review potrà scalfire questo nostro convincimento» dicono da Confetra. Questo perché «è fondato anch’esso su basi scientifiche di analisi origine/destinazione, nodi di aggregazione merci, verifica dei transiti, connessioni fisiche tra agglomerati produttivi manifatturieri e vettori, proiezioni dei flussi».
Il prof. Marzano ha poi evidenziato, numeri alla mano sull’import/export italiano di merci, che il nostro Paese «ha bisogno di accessibilità soprattutto lungo i valichi alpini e tramite i collegamenti marittimi di corto raggio». Questo perché nel 2017 il 60,2% delle esportazioni italiane (misurato in tonnellate) era diretto verso gli altri paesi europei così come il 35% dell’import proveniva dal vecchio continente.
I numeri di Confetra
La Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica presieduta da Nereo Marcucci raggruppa 19 associazioni nazionali di categoria rappresentative dei settori: autotrasporto, trasporto ferroviario merce, terminal portuali, cargo aereo, interporti, magazzini, corrieri, spedizionieri, doganalisti, agenti marittimi. Sono invece 62 le organizzazioni territoriali, metropolitane e regionali racchiuse sotto il cappello Confetra.
Il tutto in rappresentanza dell’intera supply chain logistica, del trasporto e movimentazione merce: 110 miliardi di valore, 11% del PIL nazionale, circa un milione di addetti articolati in 6 diversi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.