La centralità della logistica 4.0 nell’industria agroalimentare
Fino a non molto tempo fa, il commercio e la distribuzione dei prodotti agricoli ed alimentari erano influenzati principalmente dalle condizioni meteorologiche, in grado di garantire o meno la bontà del raccolto e l’abbondanza dei beni da distribuire e vendere.
Sempre di più invece, negli ultimi anni, sono intervenuti fattori macroscopici che hanno determinato uno spostamento di quest’asse, determinando la crescente centralità delle catene di approvvigionamento e delle Supply Chain in questa gerarchia.
Le epidemie globali che colpiscono la zootecnica (dall’influenza aviaria alla “mucca pazza, dalla “peste suina” al “punteruolo rosso”…), così come il COVID, ed ancora la guerra in Ucraina, che, non dimentichiamolo, è uno dei principali produttori alimentari d’Europa, hanno messo in luce tutte le fragilità del settore, evidenziando come la stabilità dell’approvvigionamento alimentare globale dipenda, oltre che da logiche produttive, in maniera sempre più determinante anche dagli aspetti distributivi.
L’impatto di questi fattori contingenti ha determinato il ricorso a stock sempre maggiori, intensificando il traffico in alta stagione, ed il simultaneo investimento verso catene di approvvigionamento più resilienti o addirittura alternative rispetto ai canali tradizionalmente utilizzati.
L’aumento degli stock ha comportato certamente la crescente necessità di vettori e di tempestività dei trasporti, oltre che di spazi destinati allo stoccaggio ed alla conservazione della merce sia prodotta e sia distribuita in attesa della vendita.
Tracciabilità e digitalizzazione:
Il ricorso a pratiche di reshoring o di nearshoring per assicurare più catene di fornitura in grado di ammortizzare l’impatto di fenomeni geopolitici contingenti, ha comportato il ripensamento e la razionalizzazione di tutto l’impianto di approvvigionamento e distributivo, generando lavoro, costi e una necessità di tracciabilità di tutta la Supply Chain che ne ha determinato la centralità per l’industria agroalimentare.
Una maggiore tracciabilità implica la digitalizzazione totale del flusso informativo relativo alla merce movimentata e stoccata, con la necessità sempre più stringente di veicolare moli di dati relativi alla produzione ed alla distribuzione di ogni prodotto: da dove proviene (dove è stato coltivato o allevato), quando e come è stato prodotto (se frutto di cultura biologica, ad esempio), come è stato conservato (a quale temperatura durante tutto il corso della filiera, ad esempio), quante emissioni ha comportato la sua produzione il suo trasporto e la sua conservazione, quando e come sono avvenute le varie fasi del suo trasporto e della sua conservazione…
L’impatto della disponibilità di queste informazioni ha certamente rilievo in termini commerciali, sancendo la qualità dei prodotti e la loro provenienza, ma sempre di più ne avrà in termini amministrativi ed economici, arrivando a rappresentare un valore aggiunto ineludibile per qualsiasi supply chain.
L’impatto degli ESG
L’ applicazione dei principi di ESG (Enviromental, Social and Corporate Governance), così come le imposizioni sancite dal Green Deal Europeo, sono insorgenze ulteriori, che si sovrappongono al panorama appena descritto, rappresentando la sfida principale nell’orizzonte di tutto il management di settore.
L’acronimo ESG, anche noto come “indice di sostenibilità, indica un vero e proprio rating reativo all’impatto ambientale, sociale e di governance di un’impresa operante sul mercato.
Nello specifico l’ESG rappresenta una serie di criteri di misurazione e di standard (in molti casi ancora in fase di sviluppo) delle attività ambientali, sociali e della governance di una organizzazione. Criteri che si concretizzano in un insieme di procedure operative che le aziende devono ottemperare per garantire il raggiungimento di determinati risultati ambientali. Il rating che ne deriva sarà poi utilizzato dagli investitori per valutare e decidere le loro scelte di investimento.
Si prevede che l’applicazione di questi principi possa trasformare completamente l’intera filiera agroalimentare, essendo questo il settore con le massime emissioni di gas serra.
Quello che ne deriva è che la tracciabilità garantita di tutta la logistica relativa, sarà un fattore sempre più determinante nell’acquisizione di questi “crediti ambientali”, e garanzie riguardo alla sostenibilità del trasporto e dello stoccaggio di questi generi alimentari saranno sempre più necessarie ad operare nelle logistiche alimentari in generale.
Tra le informazioni che gli operatori del settore dovranno fornire alle committenti acquisiranno crescente rilievo le certificazioni riguardo alla neutralità carbonica della propria attività, ad esempio, e non è difficile supporre che la veridicità dei dati relativi dovrà essere certificata attraverso processi di Blockchain oggi ancora non diffusi.
Logistica green e digitale: un must per il settore
Appare sempre più evidente quindi, come questa crescente necessità di informazioni certificate da fornire con tempestività per garantire la qualità del proprio servizio debba necessariamente transitare digitalmente, e necessita l’implementazione di tecnologie di ultima generazione per essere prodotta, sondata e fornita ai propri clienti in maniera veloce, preferibilmente istantanea.
Ad influenzare la bontà dei dati forniti interverranno (accanto ad aspetti tecnicamente connaturati all’attività di movimentazione, trasporto e stoccaggio) sempre di più elementi riferibili alla sostenibilità ambientale del lavoro svolto, impreziositi dalla certificazione dei rilievi effettuati in merito e dalla profondità degli stessi
Sempre di più la possibilità di veicolare tutte le informazioni inerenti la propria attività, consentendo di fatto ai propri clienti un monitoraggio capillare del lavoro svolto, rappresenterà il valore aggiunto che consentirà alle aziende del settore di posizionarsi commercialmente.