Lo studio della produttività giornaliera nei processi di Picking
Le attività complesse ed articolate che rientrano nel Macro processo del Picking, in qualsiasi settore merceologico e qualsiasi sia il lay-out di magazzino, assorbono almeno il 50% dei costi di gestione dell’intera Intralogistica.
Ecco perché ogni possibile sforzo ed investimento viene fatto per rendere il lavoro del picking più efficiente così da avere un impatto amplificato sui costi generali del magazzino stesso; detta in termini decisamente conosciuti a tutti i Manager e gli Uomini di Magazzino: Nel Picking si fa la differenza!
Non vi è alcun dubbio che la differenza si faccia trovando sistemi facilitanti che possano rendere più efficiente ogni singola fase del processo; tuttavia tali interventi (identificazione veloce degli oggetti da prelevare, lay-out intuitivi ed a prova di Personale in sostituzione per le ferie!) perdono di efficacia se poi la componente umana del processo non è allineata con gli interventi effettuati; gli interventi di efficientamento quindi, qualsiasi essi siano, vanno proprio pensati intorno all’operatività insostituibile del personale addetto al Picking.
Allora diventa fondamentale circoscrivere ed analizzare con acume cosa si intenda per produttività, contesto per contesto, e abbinare una misurazione che dia valore al fatto che, veramente, molto del successo di un Magazzino (in termini di Livello di servizio reso al cliente) ruota intorno alla Produttività al Picking.
Affrontare il tema rischia di far cadere nella prolissità ma, è innegabile che ci sia ancora bisogno di fare chiarezza su quali siano i sotto processi del Picking e su come sia fondamentale misurarli.
“Possiamo pensare alla produttività come al risultato della combinazione delle varie attività con valore aggiunto che vengono svolte in rapida successione, come la raccolta dei prodotti giusti, la minimizzazione degli errori, la puntualità e le risorse necessarie affinché si possa ottenere un risultato efficiente”.
“Come migliorarla” fa rima con “Come misurarla”… questa sconosciuta!
Mi piace sempre partire ribadendo che la Produttività, da un punto di vista statistico sia una Variabile dipendente.
Proprio così: una variabile che dipende da tanti, molti, anzi troppi fattori che vanno identificati, tenuti sotto controllo e “combattuti” quando sono causa di estrema variabilità della Produttività appunto.
Per dirla alla maniera del SIX SIGMA, la Produttività va identificata come la Nostra Critical To Quality (CTQ): cioè la caratteristica del processo che deve rispettare determinati criteri ( o “specifiche”) affinché, alla fine, venga soddisfatto il Cliente. Essendo una variabile critica deve essere sempre e comunque misurabile. Così arriviamo al fulcro dell’argomento: i Processi del picking sono migliorabili solo a fronte della possibilità di estrarre i dati e della misurazione della Produttività che li rappresenta.
Solo attraverso la misurazione si hanno dati certi, solo con i dati certi si può intervenire, analizzando le cause delle anomalie e promuovendo azioni di miglioramento che rimuovano le cause dei problemi.
Tornando all’identificazione della CTQ, non è sufficiente parlare della Produttività Tout Court del magazzino. Bisogna identificarne l’unità di misura e l’arco temporale nel quale vale la pena misurarla. Ogni variante ha senso se il suo studio produce informazioni utili: “Colli /h medi giornalieri”, righe/h per operatore in un mese di riferimento e così via.
Sicuramente nell’identificazione della CTQ diventa opportuno un processo di stratificazione del dato: quando i dati che derivano da una varietà di fonti vengono concentrati in un unico incubatore tutti insieme, è impossibile dedurne informazioni che siano veritiere. Grazie alla stratificazione che serve proprio per separarli si possono individuare i modelli che emergono.
A questo punto scelta l’unità di misura della Produttività e ristretto il campo (stratificato) di analisi si può procedere nell’analisi “facendo parlare i dati”.
Sono innumerevoli gli indicatori statistici, le tecniche e gli strumenti di analisi statistica applicabili alle serie di dati raccolte nella fase precedente. Nella figura 1 vengono riportati i principali indicatori di statistica descrittiva utili per iniziare a dedurre le prime informazioni sul comportamento della Produttività nel periodo di analisi.
Di particolare importanza l’indicatore di dispersione, la Deviazione standard che completa le informazioni derivanti dal dato di media che, da solo, rischia di essere insufficiente e fuorviante. L’importanza delle analisi nasce proprio dal poter incrociare le informazioni acquisite da ogni singolo indicatore per poi metterle a confronto. Per esempio comprendere che rapporto ci sia fra il valore di media con quello di mediana e moda arricchisce il panel di risultati che si hanno per la Produttività.
In abbinata agli indicatori puntuali di posizione e dispersione indicati nella Statistica descrittiva, la misurazione della Produttività deve prevedere altri passaggi obbligatori: la valutazione del trend temporale ( vedasi figura iniziale), la distribuzione delle frequenze dei valori assunti dalla Produttività nell’arco temporale analizzato.
La miglior rappresentazione di questa statistica rimane pur sempre l’istogramma delle frequenze.
Da esso e dalla sua forma possono essere dedotte ulteriori informazioni di variabilità, dispersione, simmetria ed evoluzione del dato di Produttività.
In sintesi: la dimestichezza con l’analisi e la misurazione dei dati raccolti crea maggiore consapevolezza su come si sia manifestata la Produttività nei processi di picking.
Da questo punto in poi si può quindi partire con le deduzioni relative ad eventuali criticità da correggere.