Cosa c’è dietro la crisi delle scorte del 2016?
1,41 è un numero che è circolato molto quest’anno; è il rapporto fra il livello delle scorte e le vendite negli Stati Uniti. In breve, i diversi business hanno prodotto un eccesso di scorte che non si muovono.
L’ultima volta che il rapporto scorte/vendite è stato così alto fu il 2009, quando eravamo nel bel mezzo della grande recessione – persone che perdevano lavoro, aziende in fallimento, basso livello di spesa per i consumatori, nessuna crescita.
Quindi perché in questo 2016 il ratio è così elevato? I consumatori non spendono? Ci stiamo avvicinando ad una nuova recessione? Oppure sono altre le forze che spingono?
In Aprile, il Bureau of Economic Analysis ha riportato che la spesa dei consumatori ha toccato i suoi massimi da 6 anni a questa parte e mentre JP Morgan ha recentemente riportato un aumento della probabilità di recessione nei prossimi 12 mesi, nessuno sembra percepire campanelli di allarme. Nonostante ciò il livello delle scorte è cresciuto; quali sono quindi le forze in gioco?
Il mercato
Tradizionalmente un calo della domanda dei consumatori porta, nel breve termine, un aumento del livello delle scorte, ma le aziende in questi casi reagirebbero ai mancati ordini riducendo le produzioni. Tuttavia la domanda non è in calo e nonostante ciò le scorte non si muovono, perché?
Uno dei maggiori colpevoli è la modalità di acquisto dei consumatori. Questa è l’epoca di Amazon Prime, Instacart, Uber e Lyft. Spedizione gratuita, ritiro in negozio, un’ora di consegna, facile sostituzione e restituzione. Ma soprattutto, convenienza. Se non fosse conveniente per un consumatore l’acquisto di ciò che vuole, egli semplicemente non lo acquisterebbe o lo acquisterebbe da qualche altra parte. La capacità di evasione di un ordine ha usurpato il trono della soddisfazione del cliente e per questo motivo i retailer tradizionali si sono trovati in difficoltà.
Una tattica adottata comunemente è quindi quella di aumentare il livello del buffer di scorta in quanto la rottura di stock distrugge la fidelizzazione del cliente così come la distrugge anche la scarsa capacità di evadere ordini rapidamente. Tuttavia il possesso di un elevato livello di scorte non è in grado di garantire una evasione efficiente. Per ottenere questo risultato è necessaria una supply chain estremamente flessibile; senza rapidità, i retailer mancheranno sempre delle competenze per soddisfare la domanda del cliente perdendo così profitto.
Il modello di business
Per essere in grado di rispondere correttamente alle richieste del mercato, quello che alcuni retailer tradizionali stanno attuando è un cambiamento del modello di business. Un esempio aziendale è JC Penney che recentemente ha annunciato il suo piano per testare un nuovo stile di business con il suo fornitore Ashley Furniture: JC Penney non terrà più né in negozio né nei suoi CeDi scorte di prodotti Ashley Furniture, ma avrà a disposizione unicamente dei campioni. Nel momento in cui un cliente vorrà acquistare uno di questi prodotti, esso verrà spedito direttamente al consumatore da Ashley Furniture. L’obiettivo di JC Penney è ovviamente quello di utilizzare questo modello di operare anche con altri fornitori.
Essere capaci di cambiare il modello di business e ideare strategie aziendali sensate sia per il retailer che per il consumatore è l’unica via perseguibile.
Livello esecutivo
Ovviamente, anche a livello esecutivo serve un deciso cambiamento e una forte spinta verso la tecnologia. L’errore da non commettere però è il focalizzarsi esclusivamente sui propri depositi; infatti, al fine di essere sempre più vicini alle esigenze del cliente, per riuscire a coglierle con anticipo rispetto ai competitor, diventa necessario avere visibilità sui processi a monte e soprattutto a valle. In questo modo diventa possibile indirizzare i propri sforzi e la propria attenzione verso le aree in cui la tendenza all’acquisto risulta più forte
Tramite la comprensione dei processi e il possesso di una miglior visibilità e un miglior controllo, le aziende possono sviluppare modelli di business adeguati sia per loro che per i clienti. La domanda può calare, potrà arrivare la recessione, ma il modo migliore per placare qualsiasi tempesta resta la capacità di gestire al meglio i fattori su cui si ha il controllo.
1,41 è sicuramente un segnale di allarme, ma i retailer potrebbero utilizzarlo per fare un’onesta autovalutazione, imparare di più riguardo sé stessi e i consumatori e pianificare così soluzioni più intelligenti.