Il sogno italiano di diventare l’hub europeo della logistica per l’e-commerce
La Brexit può rappresentare per l’Italia un’opportunità interessante nel settore della logistica al servizio dell’e-commerce. Il tema è stato sollevato da Marina Marzani, presidente di Anama (Associazione nazionale agenti merci aeree), in occasione di un convegno dedicato alla Belt&Road Initiative tenutosi a Milano nell’ambito della conferenza “Shipping, forwarding & logistics meet industry”.
Parlando del quadro geopolitico attuale la numero uno dell’associazione che rappresenta a livello nazionale le aziende esercenti l’attività di spedizione per via aerea ha evidenziato il potenziale impatto della Brexit sul mondo dei trasporti e della logistica «perché molto del traffico e-commerce con destinazione Europa giunge dai mercati extra Ue in Inghilterra e da qui viene distribuito in tutta Europa. È evidente che se o quando si realizzerà la Brexit il mercato sceglierà un nuovo paese europeo dove far arrivare le merci e-commerce» ha detto.
L’Italia, per giocarsi qualche chance nel tentativo di attrarre questa ricca opportunità, deve necessariamente rendere più efficiente il proprio sistema distributivo. «L’Italia può entrare in questa partita solo se riuscisse a garantire una facilità di accesso al traffico e-commerce che oggi non c’è» ha aggiunto la presidente di Anama. Che in conclusione ha precisato: «Occorrono delle semplificazioni nelle procedure doganali che ad oggi le imprese di spedizioni non hanno e che stiamo chiedendo con insistenza di avere. Dobbiamo competere ad armi pari con gli altri paesi della Ue per poter provare ad attrarre questi traffici».
In ballo c’è un mercato, quello appunto della logistica al servizio dell’e-commerce, in crescita vertiginosa e dominato da pochi player fra i quali spiccano Amazon e Alibaba. Nel 2018 il colosso fondato da Jeff Bezos ha dato una significativa accelerata al proprio piano d’espansione nel mondo dei trasporti che riguarda le spedizioni marittime, aeree e la logistica terrestre. Nell’esercizio scorso sono stati 4,7 milioni i cartoni di prodotti spediti fra Cina e Stati Uniti da Amazon direttamente con la propria società di spedizioni marittime. Una porzione ancora minimale rispetto ai volumi di merce compravenduta online sul più famoso marketplace degli Stati Uniti, ma comunque un numero in significativo aumento che a inizio gennaio ha raggiunto quota 5.300 container nel giro di un paio d’anni. Era il 2016, infatti, quando il gruppo di Bezos aveva chiesto e ottenuto la licenza a diventare spedizioniere sulle rotte marittime fra Cina e Usa dove oggi opera tramite Amazon Logistics o attraverso la controllata Beijing Century Joyo Courier Service Co.
Le merci partono dai centri di produzione in Estremo Oriente, vengono imbarcate nei porti cinesi per poi essere sbarcate negli scali di Long Beach, in California, o di Seattle, nello stato di Washington. Da lì giungono poi ai centri logistici di Amazon per la successiva distribuzione finale a destinazione. Lo stesso avviene già da oltre un anno sul fronte delle spedizioni aeree con una flotta di 40 aerei noleggiati direttamente e a lungo termine che fanno la spola fra Usa ed Europa sfruttando gli aeroporti di Seattle, Cincinnati, East Midlands. Dalla Gran Bretagna ogni giorno un aereo fa la spola carico di merce con lo scalo italiano di Malpensa. Secondo Morgan Stanley Amazon può risparmiare da 2 a 4 dollari per ogni pacco utilizzando le consegne di Amazon Air, che potrebbero portare a risparmi fino a 2 miliardi di dollari, o il 6% dei costi di spedizione globali nel 2019.
Entrando attivamente anche nelle spedizioni marittime, il gigante delle vendite online ha fatto un altro importante passo avanti nella strategia di lungo termine volta a controllare direttamente la logistica dal produttore fino al consumatore finale dei prodotti venduti sul proprio marketplace. «È l’unico fra gli attori dell’e-commerce in grado di coprire l’intera catena logistica e quindi a disporre di un proprio ecosistema chiuso» fa notare Steve Ferreira, amministratore delegato di Ocean Audit, sottolineando che questo è un vantaggio notevole. Il controllo di Amazon sulle spedizioni aeree e ora anche su quelle marittime rappresenta una rivoluzione per il mercato dell’e-commerce perché per la prima volta nella storia elimina ogni passaggio intermedio fra venditore e consumatore lungo la catena logistica. Un’evoluzione, questa, preoccupante per i corrieri espresso, per i grossisti, per gli spedizionieri, per gli operatori logistici e per i trasportatori.
Controllare l’intera catena distributiva delle merci per Amazon ha un elevato valore strategico perché significa ridurre i passaggi di funzioni, la manipolazione, i rischi di danneggiamenti e garantisce un tracciamento costante del carico durante il trasporto (un plus per mittente e destinatario). In termini economici tutto ciò si traduce in marginalità di guadagno più elevate in settori d’attività tradizionalmente molto frammentati e poco redditizi.
Per il commercio la novità più importante è che questo cambierà la struttura del retail. «Una piccola fabbrica cinese può ora vendere direttamente al consumatore americano solo con un unico intermediario» sottolinea Philip Blumenthal, analista di Freightos.
Anche in Italia gli uomini di Jeff Bezos stanno ponendo le basi per un’integrazione verticale della logistica con una serie di depositi a ridosso delle principali città collegati con pochi centri distributivi strategicamente localizzati in Nord e Centro Italia. Gli aerei di Amazon, come detto, già da oltre un anno sbarcano e imbarcano regolarmente merci a Malpensa e da pochi mesi le controllate Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport hanno ottenuto la licenza per svolgere il servizio di corriere postale. La rivoluzione della logistica e del retail sembra essere sempre più vicina anche nel nostro paese.
Alibaba ha scelto invece l’aeroporto di Liegi, in Belgio, come prima piattaforma logistica aeroportuale europea e AirBridgeCargo come vettore aereo privilegiato per il trasporto di prodotti finiti fra Asia, Europa e America. Il gigante cinese dell’e-commerce, tramite il braccio operativo Cainiao Network, ha recentemente firmato un accordo con l’aeroporto belga per realizzare la sua prima piattaforma distributiva europea destinata a sorgere su una superficie pari a 220.000 metri quadrati e per la quale sarà necessario un investimento di circa 75 milioni di euro. In una prima fase le attività di logistica sono previste iniziare nei primi mesi del 2021 per poi progressivamente andare a regime negli anni successivi.
Questo accordo si inserisce in una più ampia intesa fra il Governo belga e Alibaba per favorire gli scambi commerciali sull’asse Asia – Europa e vedrà in AirBridgeCargo il vettore privilegiato a seguito di un altro accordo siglato sempre da Cainiao Smart Logistics Network Ltd. In virtù di questa intesa il vettore aereo russo sarà “prefererd carrier” per le spedizioni generate dagli acquisti finalizzati sul portale di commercio online cinese.
Un progetto simile potrebbe in futuro riguardare anche l’Italia dal momento che Alibaba lo scorso settembre aveva annunciato un accordo con il nostro Paese simile a quello siglato con il Belgio e finalizzato a ospitare sulla propria piattaforma di commercio elettronico un hub virtuale per dare maggiore visibilità al Made in Italy sul mercato cinese. Questo indizio, sommato al fatto che AirBridgeCargo opera regolarmente voli da Milano e che nei mesi scorsi si vociferava di un interesse concreto di un big dell’e-commerce per i magazzini di seconda linea che sorgeranno alle spalle della cargo city di Malpensa, fa ben sperare sulla possibilità che Cainiao Network possa eleggere lo scalo varesotto come proprio scalo hub per la regione del Sud Europa.
A domanda specifica su un possibile insediamento di Alibaba nei pressi di Malpensa il marketplace cinese risponde così: «Al momento non abbiamo nessuno sviluppo relativo alla logistica in Italia da annunciare, incluso l’aeroporto di Malpensa». Al momento.