Covid, supply chain … e domani?
Introduzione
Il 17 marzo 2020 è una data che resterà impressa nella memoria di tutti noi con l’attuazione del lockdown, il rafforzamento delle misure di distanziamento sociale, l’uso massiccio degli ammortizzatori sociali, … e la pasta e la farina introvabili nei nostri supermercati.
Quali lezioni possiamo trarre da questo episodio?
Supply chain globalizzata
I primi danni del virus si sono fatti sentire in febbraio in Cina, nel periodo del Capodanno cinese. Le nostre imprese, abituate alla scarsa attività e ai pochi flussi di quel periodo, non si sono realmente spaventate, visto che il secondo evento ha praticamente «occultato» il primo. È piuttosto la mancata ripresa che ha messo in allarme i responsabili dell’approvvigionamento, abituati a ordinare i loro componenti in Asia.
L'esempio della filiera degli "smartphone" è palese, con la situazione di Apple che, a parte il fatto che la Cina rappresenta circa il 20% delle sue vendite, dipende interamente dal paese per i suoi accordi di subfornitura, e si è vista quindi bloccare la produzione per diversi milioni di unità.
Secondo la rivista l’Usine Nouvelle (11 febbraio), sempre nello stesso settore Samsung dovrebbe cavarsela meglio e mantenere il suo livello di produzione considerando che il marchio assicura la sua produzione nei suoi stabilimenti in Vietnam paese che, non appena si sono manifestati i primi casi in Cina, ha imposto la quarantena a tutti i viaggiatori provenienti o di ritorno dall'estero, ha sospeso il traffico aereo e ha chiuso i suoi 1000 km di frontiere terrestri (le Figaro del 19 aprile). Un altro vantaggio, sempre secondo l’Usine Nouvelle, è che i suoi approvvigionamenti di componenti sono assicurati all’interno del gruppo, limitando l’impatto sulla catena logistica.
Produrre, inoltrare … e poi vendere
Produzione assicurata, trasporti assicurati, lo abbiamo visto con la messa in luce mediatica delle organizzazioni di ponti aerei e poi la distribuzione delle maschere da parte di numerosi operatori logistici e dei trasporti, ma dopo?
La metà della popolazione mondiale è rimasta confinata con restrizioni alla circolazione, cosa che ha comportato la chiusura di stabilimenti (limitando così l'impatto dei problemi di approvvigionamento …), ma anche con una diminuzione degli acquisti in quanto i negozi fisici non alimentari (o non essenziali) sono stati costretti a chiudere.
In Francia sono state le vendite via Internet a beneficiare della chiusura dei negozi. Secondo una pubblicazione della FEVAD (federazione del commercio elettronico e della vendita a distanza), la prima settimana di lockdown ha visto un aumento delle vendite del 27% per le categorie di materiale informatico (realizzazione del telelavoro) e di attività casalinghe e di giardinaggio (bisogna pur tenersi occupati!). Con l’abbigliamento, che ha registrato una diminuzione dell’ordine del 30 % nel corso della stessa settimana, il contrasto è evidente.
Resilienza dei flussi
Questo termine resilienza, utilizzato dai nostri governanti, consiste nel dimostrare la nostra “capacità di superare gli choc traumatici”. Lo choc è stato brutale, le disposizioni restrittive hanno avuto conseguenze dirette sui nostri flussi fisici e finanziari e hanno fatto emergere l’importanza del terzo pilastro delle nostre organizzazioni di supply chain: I flussi di informazioni.
Questi flussi sono estremamente necessari per il proseguimento delle nostre attività in modalità "telelavoro", per la realizzazione e il controllo delle produzioni che hanno potuto riprendere poco alla volta, e per la creazione di canali di distribuzione a volte nuovi e inediti per le nostre imprese come il commercio elettronico.
Commercio elettronico
Che cosa hanno fatto le nostre piccole organizzazioni e i produttori che garantiscono le loro vendite sui mercati, di fronte alla chiusura per motivi sanitari? Si sono adattati, hanno preso ordini per telefono e hanno provveduto alla loro distribuzione in punti di ritiro o nei parcheggi. Hanno reinventato il commercio elettronico e il drive, con i loro mezzi, privilegiando il passaggio ai circuiti brevi.
Questo dimostra l’importanza tattica di digitalizzare i nostri flussi e di pensare alle nostre supply chain a livello strategico. Ricordiamo questo periodo, non dimentichiamolo troppo rapidamente, ragioniamo in modalità "risk management" (anche se vorremmo che una situazione del genere non si ripetesse), approfittiamone per rispondere a questi rischi con soluzioni attente all’ambiente.
Digitalizzazione …
Le conclusioni della pubblicazione della Fevad del 6 maggio sono le seguenti: "Il commercio elettronico non alimentare si avvale quindi in larga misura degli eccellenti risultati registrati dai siti della grande distribuzione al dettaglio, al pari del commercio elettronico di prodotti alimentari. Ciò dimostra anche che i distributori tradizionali hanno saputo reagire e adattarsi a tempo di record, trasferendo una parte importante delle loro vendite su Internet. Importanti, certo, ma non sufficienti per compensare le perdite dovute alla chiusura dei negozi voluta dal governo. In molti casi, tuttavia, Internet avrà indubbiamente permesso di limitare l'impatto della crisi sulla situazione economica dei negozi fisici. Ciò vale sia per i grandi operatori che per le PMI/microimprese. E dimostra ancora una volta la complementarità tra Internet e negozi, sottolineando al tempo stesso la necessità di accelerare la transizione digitale di questi ultimi. "
...e 4.0
Questa newsletter, eccezionalmente legata all’attività, può sembrare militante, ma vuole essere fattuale: digitalizzare i nostri flussi e rendere le nostre organizzazioni compatibili con il commercio elettronico, il messaggio è passato. Ma la supply chain non riguarda solo i flussi a valle, ma anche quelli a monte. È qui che il 4.0, considerato come un termine di “marketing” per alcuni di noi, assume il suo pieno significato. Secondo il barometro EY dell'attrattività pubblicato il 29 maggio scorso, «nel 2019, la Francia si è posizionata in testa alle destinazioni europee per gli investimenti internazionali (…) i progetti di creazione o di ampliamento di stabilimenti sono aumentati del 20% tra il 2018 e il 2019, facendo della Francia il campione europeo degli investimenti esteri nell'industria (…) la Francia, grazie in particolare al suo know-how nell'industria 4.0, ha una carta da giocare nelle rilocalizzazioni associate allo sviluppo di innovazioni competitive". La società concludeva così la sua pubblicazione: "A più lungo termine, gli sviluppi dell'industria e della supply chain saranno un fattore determinante nelle decisioni di investimento a livello internazionale (…) l’82% degli investitori favorirà le destinazioni impegnate nell'automazione e nella digitalizzazione dei loro processi, in particolare industriali. Il 56% sarà attento in ugual misura alla decarbonizzazione e alla rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento"
È questo il momento!
Durante il lockdown, abbiamo deciso di avviare dei webinar bimestrali per parlare, in un format di un’ora, dei metodi e processi in grado di far progredire le nostre organizzazioni. Automazione dei processi, gestione dei dati, metodologia, aumento della produttività, commercio elettronico, simulazione dei flussi, … iscrivetevi per partecipare a questi webinar o per (ri)vedere quelli precedenti.
Noi di SIMCO Consulting, società di consulenza in Supply Chain, siamo ai blocchi di partenza per aiutare le vostre imprese a ripensare le organizzazioni, orientarle verso la digitalizzazione, il 4.0, il multicanale, … con una metodologia collaudata e una completa neutralità rispetto alla gamma delle possibili soluzioni.