Il Rally di Montecarlo
La velocità è diventata uno dei massimi prerequisiti della logistica; anche le consegne devono essere fatte in tempi rapidissimi e quando incontriamo sulle strade un fugone che transita a tutta velocità non ci facciamo quasi più caso: speriamo che il guidatore (pilota?) sia abbastanza prudente e ben addestrato alla guida. Brutto tempo e velocità, almeno per chi è appassionato dell'automobilismo sportivo, ci ricordano che nel mese di gennaio, in pieno inverno, si corre sin dal 1911 il Rally di Montecarlo: il primo vincitore fu il francese Hanri Rougier su Turcat-Mery.
La gara fu voluta dal principe Alberto di Monaco per controbattere la concorrenza turistica e mondana di Nizza che aveva organizzato un Carnevale di successo; alla prima edizione parteciparono 23 concorrenti ma già alla successiva il loro numero si moltiplicò. Dopo l'interruzione dovuta alla guerra il Rally riprese nel 1925 e l'alone leggendario delle vetture che correvano di giorno e di notte su strade innevate e ghiacciate non tardò a legarsi indissolubilmente alla gara. La prima vittoria italiana è comunque dovuta ad un pilota francese Jacques Bignan che nel 1928 fece primeggiare una Fiat.
Certamente al grande pubblico è più nota la storia moderna del Rally, quella del secondo dopoguerra, dal 1949 in poi; fino a circa venti anni orsono la gara ha riservato grandi soddisfazioni ai colori italiani sia sul fronte delle vetture sia su quello dei piloti. Già nel1954 Louis Chiron (allora noto pilota di formula 1), coadiuvato dal navigatore Ciro Basadonna, portò alla vittoria la Lancia Aurelia GT inaugurando un glorioso periodo che si concretizzò dal 1972 al 1992 e che rese mitiche le vetture Lancia (Fulvia 1.6 HF, Stratos HF, 037, e Delta integrale) che vinsero il "Monte" ben 12 volte; una lunghissima striscia di vittorie momentaneamente interrotta nel 1980 dalla Fiat 131 Abarth.
In ogni caso al Rally primeggiarono vetture che sono entrate nella storia dell'automobile; come non ricordare la Mini Cooper S, la Porsche 911, l'Alpine Renault, l'Audi Quattro, la Toyota Celica e tante altre.
Queste vecchie glorie sono ancora protagoniste del Rally storico che si effettua, da 17 anni, appena dopo quello delle vetture moderne; le prove speciali si corrono secondo la formula della "regolarità a media" e non quella della velocità: vince chi rispetta, con la precisione del centesimo di secondo, la media imposta dall'organizzazione (il controllo viene fatto con una serie di traguardi segreti disseminati lungo il percorso della prova) e non chi impiega meno tempo a percorrere la prova speciale. In ogni caso vi assicuro che per rispettare i tempi imposti bisogna disporre di una vettura perfettamente a posto (anche se ha 30-40 anni di vita o anche di più), montare gomme chiodate (se c'è neve e ghiaccio), avere un buon "manico" e essere anche un po' fortunati. Le difficoltà di questa gara rievocativa fanno si che ogni anno sia garantita la partecipazione di campioni del passato, oltre che di tanti appassionati.
Insomma il Monte con vetture moderne o storiche affascina sempre e nessuno si dimentica delle epiche "notti dei lunghi coltelli", appellativo dovuto alla suggestione provocata dallo sfrecciare delle fasce luminose dei fari di profondità sulle strade innevate.
Quest'anno il Rally delle moderne è stato vinto dai francesi Sébastien Ogier e Julien Ingrassia su Volkswagen Polo WRC, quello delle storiche dai belgi Lareppe e David su Opel Kadett GTE.