È la fine della globalizzazione?
di Don Brenchley
Con le politiche protezionistiche che minacciano sempre di più gli accordi di libero scambio e gli aumenti associati di tasse e tariffe, la globalizzazione degli ultimi 20 anni sembra essere in retromarcia.
A causa delle guerre commerciali di Trump, del nuovo NAFTA e senza dimenticare della Brexit - sì, certo, intendo proprio la Brexit -, viviamo un periodo politico rovente. Mentre le organizzazioni globali cercano di contrastare potenziali disgregazioni della catena di approvvigionamento su più fronti, di recente, abbiamo condotto un'indagine tra i produttori globali per comprendere cosa li preoccupa.
Una delle questioni chiave era incentrata sull'impatto del nazionalismo economico sulle Supply Chain del manifatturiero, in relazione ad altre forme di perturbazione economica - vale a dire tasse e imposte, impatti economici causati da catastrofi naturali, politiche e iniziative ambientali. Mentre il 50% ha citato tasse e dazi come principale preoccupazione, con il 46%, il nazionalismo economico è arrivato al secondo posto.
Certamente esiste una correlazione diretta tra nazionalismo economico, tasse e imposte, tuttavia l’aumento delle tariffe è solo una parte della questione. L'aumento delle regole, i requisiti normativi e le verifiche di frontiera aggiungono anche costi e complessità, che possono rendere rapidamente antieconomiche le Supply Chain manifatturiere.
Considerando i continenti, il 47% degli intervistati europei ritiene che il nazionalismo economico avrebbe un impatto sulle proprie Supply Chain, seguito da Asia e Nord America entrambi al 46% e dal Sud America con il 43%.
All'interno dell'Europa, tuttavia, ci sono state differenze significative con solo il 35% degli intervistati francesi, che identificano il nazionalismo economico come il più grande impatto potenziale sulle loro Supply Chain, rispetto al 64% degli intervistati del Regno Unito, con la Germania che oscilla tra questi due estremi al 43%.
Dato che la Brexit è uno dei più sorprendenti esempi di nazionalismo economico in gioco, non sorprende che i produttori britannici considerino questa come la forma più pericolosa di interruzione della catena di fornitura. Allo stesso modo, mentre il presidente Trump continua a scavare dietro la sua campagna "America First", il 65% degli intervistati cinesi ha citato le tasse e le imposte come la loro principale preoccupazione.
Sulla questione Brexit, il sondaggio ha rivelato che circa la metà dei responsabili delle decisioni a livello globale (45%) probabilmente cambierà il design della catena di fornitura come risultato diretto della Brexit, soprattutto in Europa (54%) e Nord America (51%) rispetto ad Asia (39%) e Sud America (25%). È interessante notare che, nonostante lo stesso numero di intervistati in Cina e Giappone, i risultati dall'Asia (e di molte altre domande) sono stati pesantemente ponderati nei confronti della Cina, con il 55% degli intervistati cinesi che probabilmente modificherebbe l’assetto della catena di approvvigionamento a causa della Brexit, rispetto a solo il 22% nelle organizzazioni giapponesi.
Il sondaggio ha anche esplorato il ruolo del software nella catena di approvvigionamento, proprio con lo scopo di salvaguardare le catene di approvvigionamento, con l'84% che concorda sul fatto che ciò sia importante per proteggere dalle interruzioni, le attività della supply chain. Identificate le barriere per proteggere le catene di approvvigionamento dalle perturbazioni economiche compresa la mancanza di dati globalizzati, l'incapacità di mettere a rischio le modifiche dei test prima della messa in atto, la mancanza di analisi dei dati della supply chain, capacità di pianificazione degli scenari inadeguate e scarsa visibilità della supply chain.
È chiaro che i produttori di tutto il mondo percepiscono i fattori economici come una delle principali fonti di potenziale interruzione della catena di fornitura e che la tecnologia svolge un ruolo chiave proprio nella protezione da questo. Nel contesto di un'incertezza economica senza precedenti, la capacità di pianificare con fiducia una vasta gamma di eventualità è un grande vantaggio.