Quali insidie nella progettazione di un magazzino automatico
La progettazione di un magazzino automatico è un percorso lungo e complesso, che attraversa una serie di fasi caratterizzate da un sempre maggior affinamento e da una contemporanea riduzione delle opzioni percorribili: ogni fase presenta le sue specialissime insidie, spesso invisibili per il non esperto.
La prima fase è quella in cui ci si accorge dell’esistenza di un problema: i “sintomi” possono essere evidenti (capacità di stoccaggio) o più sottili (calo del livello di servizio, poca accuratezza e/o tempestività, costi logistici che erodono più del lecito la marginalità del nostro business). La prima insidia è non accorgersi dei possibili problemi, cui ovviare con un rigoroso controllo dei “fondamentali” (KPI) e periodicamente con opportuni audit di specialisti.
Dopo avere capito che vi è qualcosa da fare circa il nostro magazzino, la seconda fase è quella dello Studio di Fattibilità, per mezzo del quale si perverrà all’identificazione della soluzione ottimale, in termini di funzionalità e costo.
Senza uno Studio di Fattibilità, il rischio di non individuare la soluzione ottimale è altissimo: con questo intervento si deve comprendere esattamente il ruolo ed il carico di lavoro cui il magazzino sarà sottoposto nel medio termine (analisi dati storici e della loro proiezione), definendo senza pregiudizi uno spettro significativo di alternative, per cui è fondamentale la conoscenza di ciò che la tecnologia offre, adottando per il confronto criteri di valutazione adeguati, sia economico-finanziari sia qualitativi.
Senza un’analisi accurata e professionale si rischia di optare per una soluzione sostanzialmente sbagliata.
Se la soluzione prescelta prevede l’installazione di un magazzino automatico, che quasi sempre presenta livelli elevati di complessità impiantistica e gestionale, è necessario aumentare ulteriormente l’attenzione nelle successive fasi di progetto affinché i risultati attesi, ed espressi nelle giustificazioni economiche e funzionali dello Studio di Fattibilità, non vengano mortificati.
Anche nelle fasi ulteriori, nelle quali si approfondiscono i dettagli della soluzione scelta, le insidie non mancano: un cattivo dimensionamento (non tanto del magazzino ma quanto di sue componenti: navette, buffer, stazioni di picking, ricircoli, sistemi automotori, etc.) può causare un eccesso di costi di investimento e, peggio ancora, una sostanziale inefficacia del magazzino, a causa dei “colli di bottiglia” nemico numero uno dei sistemi complessi, le cui prestazioni sono tirate al limite.
Ecco che costituire un Gruppo di Lavoro dotato di un adeguato livello di professionalità nella progettazione dei magazzini sostenuto da una significativa esperienza e, non ultimo, dalla padronanza di strumenti di progettazione avanzati, quali la simulazione dinamica (che può portare a saving dell’ordine del 5-7%), diventa una vera e propria “assicurazione” circa il successo dell’iniziativa.
Nella fase del Progetto di Dettaglio si deve fare attenzione ad un atro possibile punto debole dei magazzini automatici che consiste in una possibile eccessiva “focalizzazione”sulle necessità operative espresse al momento del progetto: se è vero che in prefissate condizioni un sistema può funzionare molto bene, è altresì vero che quando le condizioni al contorno variano (più picking del previsto, ordini più piccoli) il rischio di un secco decadimento prestazionale è concreto; pertanto è strategico introdurre un adeguato grado di flessibilità / espandibilità.
Siamo quindi al sicuro da tutti i rischi, dopo una buona progettazione di dettaglio, magari supportata da una simulazione?
No, ma le insidie maggiori le avremo già affrontate: certo la scelta dei fornitori giusti cui rivolgersi, il corretto prezzo d’acquisto, la stesura di un contratto esaustivo, la definizione delle più giuste modalità manutentive, la formazione del personale che dovrà gestire questo nuovo sistema, per non parlare della gestione del cantiere (ivi inclusi i test per il collaudo e l’accettazione) sono tutte possibili trappole che attendono l’ignaro.
Però il “peccato capitale” va sempre ricercato all’origine, ossia in un progetto non fatto o fatto frettolosamente; sembra una affermazione scontata ma la realtà ci dimostra esattamente il contrario.