La lingua della logistica: una breve storia dei codici a barre
La tecnologia dei codici a barre consente una rapida e affidabile raccolta dei dati che garantisce la corretta tracciabilità delle merci e dei lotti e migliora il livello di servizio offerto alla clientela.
I codici a barre sono simboli associati ai dati di un lotto o di una merce. Leggibili da uno scanner, i simboli sono decodificati, registrati ed elaborati per estrarre i dati cui fanno riferimento, in pratica una sorta di carta di identità del prodotto: prezzo, paese d'origine, numero di lotto, numero seriale e data di scadenza.
È difficile ricordare il tempo in cui i codici a barre non erano parte della nostra vita quotidiana. Il primo brevetto è stato rilasciato nel 1952, ma è stato solo qualche anno dopo, negli anni '70, che i codici a barre hanno cominciato ad essere utilizzati commercialmente. È il 3 aprile del 1973 quando le aziende leader del grande consumo mondiale si accordano per utilizzare un unico standard per l'identificazione dei prodotti: a oggi, è stato adottato da quasi due milioni di imprese. In Italia sbarca a cavallo tra il 1977 e 1978: le aziende associate, ora, superano le 35.000.
Il primo scanner per barcode è stato installato nel giugno 1974, in un supermercato dell'Ohio, negli Stati Uniti, dove per la prima volta le informazioni sulle gomma da masticare Wrigley's® potevano essere raccolte dalla lettura del codice a barre stampato sulla confezione.
Decenni dopo la prima scansione, non riusciamo a immaginare un mondo senza codici a barre. Disponibile in varie forme, i codici a barre continuano a fornire un aiuto ormai indispensabile alle industrie che producono, comprano, vendono e distribuiscono prodotti. Raccolgono dati in modo veloce e affidabile, migliorano i processi decisionali, eliminano la possibilità di errore umano, riducono i tempi di formazione da dedicare alla forza lavoro e traccia l'intero ciclo di vita dei prodotti. Sono inoltre estremamente versatili, economici da progettare e stampare e, infine, riducono i costi. In sintesi, hanno cambiato in tutto il mondo il modo di lavorare in azienda.
Nel corso degli anni, sono state sviluppate diverse forme di codici a barre. I più comuni oggi sul mercato sono i codici a barre a una dimensione (1-D Linear barcode). Il codice più usato in logistica è il 128 (in figura). Il numero si riferisce alla capacità di contenere tutti i caratteri del set ASCII 128 (cifre, caratteri e segni di punteggiatura) ed è dunque molto potente in quanto consente la memorizzazione diversificata di dati. Con la diffusione degli smartphone qualcuno ha provato ad aggiornare il codice a barre "tradizionale" con i codici Qr, che contengono indirizzi Internet, numeri di telefono e Sms. Per ora non sono decollati, anche se gli ultimi report - relativi al 2012 - parlano di cinque milioni di utenti unici, il triplo rispetto al 2011.
I codici a barre sono lo strumento base per il funzionamento dei WMS, ovvero i sistemi che gestiscono in modo informatizzato le operazioni dei magazzini logistici. L'associazione tra le funzionalità dei codici a barre e l'IT garantisce in magazzino la completa tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti. È così che accade con Gulliver, il WMS di Kube Sistemi, che gestisce le attività della supply chain aziendale consentendo, allo stesso tempo, di tenere traccia nella loro interezza di tutti i dati relativi ai lotti e alle matricole gestite. Con Gulliver è possibile identificare la provenienza delle materie prime utilizzate e conoscere i clienti/destinatari dei vari lotti creando una tracciabilità anche all'esterno dell'azienda: tutto ciò senza la necessità di effettuare attività specifiche di trattamento della informazione sul lotto.