Safety & Security Manager: l’evoluzione del manager
La sicurezza sul lavoro si sta evolvendo e così evolvono anche le figure professionali ad essa collegate.
Il lavoro moderno richiede che le figure legate alla sicurezza sul lavoro si specializzino non solo sul piano tecnico, ma anche scientifico, tenendo in considerazione le sempre più imprevedibili variabili umane. In questo senso le varie figure della sicurezza, per considerarsi manager a tutto tondo, non possono esimersi dal considerare alcune priorità legate al contesto sociale ed alla sicurezza intesa come “security”, oltre alla sicurezza sul luogo di lavoro.
Ecco perché, il responsabile della sicurezza sul lavoro non deve contribuire solo all’applicazione della legge e al rispetto delle norme, ma deve interpretare situazioni differenti che vanno dal “problem solving” per il benessere vero e proprio dei lavoratori, all’integrità dell’azienda per cui i lavoratori prestano la loro opera.
Con questo scenario, è inevitabile che il responsabile della sicurezza si trasformi sempre di più in un manager strutturato che metta in sicurezza l’azienda a 360°.
La “security” risulta essere un’esigenza nuova e sempre più sentita da parte dell’azienda e dei lavoratori, poiché oggi i lavoratori stessi in qualità anche di cittadini hanno la percezione di vivere in un’epoca piena di minacce tali da avere la capacità di modificare la propria vita (come ad esempio in occasione di un atto terroristico).
Il malessere, le tensioni sociali, le forme aggressive che influenzano la nostra vita, sempre più propagandate dalla TV e dai social media contribuiscono ad incupire il clima sociale e di conseguenza anche quello aziendale.
La complessità del mondo in cui viviamo, acuito dalle continue evoluzioni tecnologiche ed organizzative hanno come risultato quello di avere aumentato le minacce presenti oggi, tanto da rendere il bisogno di sicurezza intesa come “security”, nelle priorità delle persone, come irrinunciabile.
In questo clima il manager della prevenzione degli infortuni sul lavoro deve essere pronto anche ad accettare le mutazioni sociali come inevitabili, ed attento ad affrontarle per evitare situazioni negative che possano sfuggire dal controllo.
Le aziende, dal punto di vista legislativo, a parte ovviamente le leggi legate ai crimini più comuni quali rapine, frodi relative all’abusivismo o contraffazione, non hanno ancora una vera e propria disciplina relativa alla security, sempre ammesso che alcune aziende come quelle di trasporto e spedizioni non ottemperino alle così dette certificazioni volontarie AEO (Agente Economico Autorizzato) dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ed ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) che dedicano una buona parte del loro contesto alla questione security in azienda, svolgendo controlli abbastanza completi delle location e dei perimetri aziendali, così come dei dipendenti inseriti in azienda.
Trattare la “security” vuole dire ampliare il vecchio concetto della sicurezza sul lavoro traendone indicazioni interessanti per ricavare competenze integrative per lo sviluppo delle tecniche di gestione della “safety” e per valorizzare la figura del responsabile della sicurezza sul lavoro.
Lo stesso responsabile della sicurezza deve innanzi tutto sostenere ed incoraggiare atteggiamenti virtuosi e positivi in merito alla sicurezza sul lavoro da parte dei lavoratori, quindi garantire la copertura totale dei rischi che passano attraverso la “security” appunto, sempre tramite atteggiamenti di tipo attivo e costruttivo da parte di tutti onde poter garantire “un’elevata approvazione sociale”.
Solo tramite questi atteggiamenti un’organizzazione potrà costruire uno standard interno efficace, da rispettare e che deve perpetrarsi nel tempo così che in caso di assunzione di un nuovo lavoratore, sarà facile per lui assorbire rapidamente lo stesso metodo e metterlo in pratica come buona prassi aziendale.
E’ necessario comprendere che, in qualsiasi occasione, attacco terroristico, rapina, frode, il danno economico risulterebbe essere elevato, e rischierebbe oggi di essere ancora più grave se si pensa alla pubblicità negativa trasmessa rapidamente e puntualmente dai mass media.
Sulla base di queste considerazioni il responsabile della prevenzione e protezione necessita di essere formato in modo che, oltre ad essere in possesso di una base tecnica e nozionistica importante quale elemento di garanzia per la gestione aziendale, sia in grado di diffondere una cultura della sicurezza a tutto tondo.
Il futuro esperto della sicurezza non potrà fare a meno di significative competenze e dovrà tenere conto necessariamente dei coinvolgimenti psicosociali che interverranno a modificare sempre di più i comportamenti dell’individuo in azienda e nella vita di ognuno di noi.
Questo significa che la valutazione del rischio inerente all’attività dell’azienda e dei lavoratori, dovrà essere completa e passerà obbligatoriamente anche dalla valutazione preventiva sulla vulnerabilità, la protezione e la neutralizzazione delle minacce che vanno ad inficiare la “security”.
In generale però al momento non esistono evidenze di riferimenti normativi cogenti e specifici per le responsabilità del datore di lavoro direttamente alle minacce legate alla “security”; forse in futuro saranno inserite nel Testo Unico di riferimento, così come si vedrà l’esigenza di creare una nuova figura di “security manager” che andrà ad ampliare la responsabilità dell’attuale “safety manager” anche nel campo della security.