Logistica 4.0 e la sfida della tecnologia
Digital disruption, industria 4.0, fabbrica intelligente, smart manufacturing, stampanti 3D, internet delle cose, realtà aumentata e veicoli autonomi sono solo alcuni dei termini che stanno entrando nel lessico comune certificando l'inizio della cosiddetta quarta rivoluzione industriale destinata a portare nuovi stravolgimenti anche nel mondo dei trasporti e della logistica.
Il laboratorio RISE – Research & Innovation for Smart Enerprises dell'Università di Brescia ha provato a comprendere in concreto quali potranno essere gli effetti di questi stravolgimenti e le risultanze sono state pubblicate in uno studio intitolato "The digital manufacturing revolution – Quali impatti sulla logistica?".
Secondo questa ricerca, anche nello scenario più cautelativo l'impatto congiunto di stampa 3D e Internet of Things (vale a dire oggetti messi in comunicazione fra loro grazie a sensori e rilevatori miniaturizzati con conseguente modifica del proprio comportamento in funzione degli input ricevuti) porterà a una riduzione della merce movimentata per circa 100 miliardi di euro nel 2025. Già nel breve periodo gli effetti saranno rilevanti: secondo i ricercatori nel 2017 è possibile stimare una riduzione del valore della produzione movimentata fra i 30 e i 50 miliardi di euro, che diventeranno 40-60 nel 2020. Considerando che il valore della produzione movimentata registrato in Italia è pari a 4.000 miliardi di euro, l'impatto delle tecnologie si traduce in una riduzione percentuale compresa fra il 2 e il 4% entro il 2025. Analizzando infine l'incidenza dei costi logistici di ogni settore e quindi il peso di ciascuno sul totale della logistica conto terzi nazionale, la contrazione dei volumi generata dalla diffusione delle tecnologie digitali per gli operatori logistici è stimabile fra il 6 e il 10% entro il 2025.
Tutto questo avverrà perché si sta progressivamente passando da un modello industriale che da "mass production" diventerà "mass customisation", vale a dire il business del futuro non consisterà tanto nel produrre pochi prodotti in quantità elevata, bensì nella capacità di progettare, produrre e commercializzare, sempre più articoli in volumi limitati. In virtù di ciò le attività di logistica dovranno sempre più essere in grado di consegnare relativamente pochi prodotti ovunque in Italia e nel mondo in tempi contenuti. Nella ricerca dell'Università di Brescia viene spiegato che «la conversione di una quota sempre maggiore di prodotti fisici in modelli digitali comporterà una sostanziale riduzione dei volumi movimentati lungo le filiere. I prodotti (alcuni, almeno) viaggeranno in formato digitale fino alle case dei consumatori, o quantomeno fino ai siti di produzione capillarmente diffusi sul territorio, molto vicini a dove si manifesta la domanda. In questo senso ci sarà sempre meno bisogno di trasporto primario (lunghe tratte, mezzi saturi) e sempre più di trasporto secondario di ultimo miglio (brevi tratte, mezzi anche insaturi pur di soddisfare la domanda in poco tempo)».
Alcuni settori saranno interessati più di altri da questa rivoluzione digitale e fra questi in particolare vengono segnalati la fabbricazione di gomme e materie plastiche, di prodotti in metalli (esclusi macchinari), apparecchiature elettriche, autoveicoli e rimorchi. La sfida che il comparto dei trasporti e della logistica si trova di fronte è dunque importante anche se, sottolineano gli autori della ricerca, «certi scenari (apocalittici) descritti da alcuni rapporti di ricerca del recente passato sono certamente sovradimensionati, quantomeno nel prossimo decennio». Nel 2025, secondo le conclusioni dello studio, «le attività logistico-produttive non saranno radicalmente trasformate». Ciò nonostante il decentramento delle attività produttive potrebbe anche declinarsi in un nuovo ruolo per gli operatori logistici: «Perché non pensare ai centri distributivi dei provider logistici come a uno dei possibili centri di produzione additiva sparsi sul territorio?».
Il cambiamento in atto dal punto di vista tecnologico e digitale sta modificando il comportamento dei consumatori e, di conseguenza, il sistema manifatturiero e distributivo. Da produzione centralizzata a decentralizzata, da prodotto processato a prodotto integrato con macchine che si adattano e, ancora, da strategie di costo (delocalizzazione competitiva) a strategie di innovazione nel servizio. La nuova sfida per le aziende sono modelli produttivi e distributivi da fondare dunque su tre pilastri: innovazione, custode care e organizzazione lean della catena logistica.
La digital economy costringerà tutte le imprese a rivedere in modo radicale sia la propria organizzazione interna, sia il modo in cui interagiscono con il mercato e con i clienti. Per le imprese conoscere tecnologie, trend e modelli organizzativi diventerà essenziale per rimanere sul mercato. Così come ascoltare e anticipare i bisogni del mercato offrendo servizi personalizzati, utilizzare la conoscenza dei dati (gestire le informazioni) come elemento competitivo, sviluppare capacità e competenze cross-industry e abilitare i processi intelligenti resi possibili dal digitale (miglioramenti alimentati da feedback continui).
Da questi concetti nascono anche mestieri nuovi per l'industria delle spedizioni: l'e-commerce ha infatti tassi di reso molto elevati e quindi la reverse logistic con il carico di controlli, rimessa a nuovo e repackaging è un esempio di attività prima marginali che invece diventano ora stratetiche, la consegna dell'ultimo miglio apre nuovi spazi e l'esigenze di personalizzazione e vicinanza al cliente inducono l'apertura di microfabbriche nei centri commerciali.
In questo contesto, dunque, i trend generali validi sia per produttori che per distributori sono: parcellizzazione degli ordini, aumento della velocità e precisione delle richieste, incremento della gamma, necessità di tracciare i prodotti lungo la filiera e incremento della complessità (ordini piccoli, tante righe, tanti articoli, lead time ridotti e diversi canali).