I Robot sostituiranno le persone nel magazzino?
Non è difficile trovare articoli che dipingono scenari sconfortanti come “Robots are replacing workers where you shop” del Wall Street Journal, o “Robots could wipe out another 6 million retail jobs” di CNN Money. È importante però anche guardare l’altra faccia della medaglia. Infatti, esistono tecnologie che possono lavorare in comunione con l’uomo, chiamate cobot (collaborative robot).
Su un articolo dello Houston Chronicles si legge che “a Houston, i robot di Amazon hanno portato più lavoro per gli umani, non meno”. Infatti, Amazon punta ad assumere 2500 persone, più del doppio del numero di posti annunciati lo scorso anno al lancio del progetto.
Amazon non è l’unica ad affiancare uomini e cobot nei magazzini. Quest’anno DHL in Tennessee ha iniziato a sperimentare dei robot che supportano i picker nella preparazione dell’ordine: il picker non deve spingere un carrello, infatti il robot cammina accanto all’uomo per velocizzare il processo di spedizione dei dispositivi medici.
Mentre si parla di scenari apocalittici in cui i robot prenderanno il posto delle persone, le aziende più scaltre stanno creando sinergie fra i robot e lavoratori umani: i primi compiono le attività più ripetitive e semplici, mentre i secondi si concentrano su compiti che richiedono un processo decisionale più complesso. I cobot possono essere applicati per supportare diverse attività, per esempio, guidare i picker al pezzo da prelevare, o portare i pezzi al lavoratore che confeziona e spedisce.
Secondo una ricerca di Barclay, il mercato dei cobot varrà 3,1 miliardi di dollari nel 2020. L’accessibilità economica della tecnologia gioca un ruolo fondamentale nella sua adozione. Secondo la ricerca di Barclay, il prezzo dei cobot sta scendendo da 3% a 5% ogni anno. Se nel 2015 il prezzo medio era 28000 dollari, il prezzo previsto nel 2025 è 17500 dollari circa.
In più, i cobot non hanno bisogno di costose e invasive soluzioni come nastri trasportatori o sistemi di automazione. I robot collaborativi sono l’ideale per reagire ai picchi intorno ai periodi festivi quando può essere complicato trovare lavoratori supplementari.
Sta nascendo un altro trend riguardante i cobot che è degno di attenzione: l’abilità di controllare le macchine con il solo pensiero. Per far ciò si utilizza un dispositivo indossabile che misura le attività cerebrali del lavoratore e le traduce in linguaggio che un computer può comprendere. I ricercatori del MIT stanno attualmente lavorando allo sviluppo delle cosiddette “brain-computer interfaces” (BCI). Secondo i ricercatori si è raggiunto un miglioramento delle prestazioni dei robot del 20% utilizzando questa tecnica.
Può sembrare la trama di un film di fantascienza, ma queste macchine sono in grado di migliorare la produttività supportando i lavoratori, piuttosto che sostituendoli.