Intervista a Carlo Milanoli, presidente EURepack
Quale ruolo riveste all'interno di EURepack?
Rivesto la carica di Presidente del Consorzio.
Sono nel mondo dell’imballaggio riutilizzabile in plastica da una decina d’anni, da quando ho avuto l’opportunità di partecipare ad un progetto di sviluppo di un sistema di imballaggio ritornabile e riutilizzabile per grandi elettrodomestici.
In questi anni ho avuto quindi modo di approcciare tematiche sia tecniche attinenti alla protezione del prodotto, sia organizzative legate alla reverse logistics, che costituiscono le due anime dell’imballaggio riutilizzabile e del Consorzio EURepack che le intende rappresentare e promuovere.
Di cosa si occupa EURepack? Chi sono i suoi consociati?
Il Consorzio EURepack è nato nel 2010 grazie all’iniziativa di istituzioni ed aziende operanti nella progettazione, produzione, gestione e reverse logistics dell’imballaggio riutilizzabile. EURepack lavora per promuovere l’adozione del modello dell’imballaggio riutilizzabile in plastica in tutti i comparti distributivi di beni di consumo e in tutti i settori economici nei quali sia riconosciuto tecnicamente fattibile ed economicamente vantaggioso.
Alla base della creazione del Consorzio c’è la convinzione che sia impossibile affrontare seriamente il tema della prevenzione senza parlare di imballaggi riutilizzabili, mentre il suo obiettivo è quello di contribuire a colmare il ritardo del sistema Italia sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio attraverso una coerente politica di prevenzione della loro formazione.
Negli anni il Consorzio ha raccolto l’adesione di importanti realtà italiane, attrici a vario titolo sul palcoscenico dell’imballaggio riutilizzabile in plastica quali pooling (IFCO Systems, CPR System, EuroPool System, SDI, VPool), produzione (Karton, Schoeller Allibert), tecnologia (Colussi), logistica (Jolly Service), istituzioni e organizzazioni ambientaliste (Università dell’Insubria, Legambiente).
Quali vantaggi comporta a livello logistico l’impiego di contenitori in plastica riutilizzabili?
Se parliamo delle cassette in plastica a sponde abbattibili i vantaggi sono molteplici. Sono progettate con lo scopo di garantire il massimo della protezione del prodotto in esse contenuto e allo stesso tempo il massimo dell’efficienza logistica. La rigidità della loro struttura e l’uniformità delle dimensioni permettono uno stoccaggio efficiente del prodotto nei magazzini e della loro movimentazione e trasporto. Si prestano molto bene poi all’automazione di alcuni processi logistici e alla tracciabilità con tecnologie moderne come gli RFID. L’abbattibilità delle sponde massimizza l’efficienza e minimizza il costo della logistica di ritorno. Quindi, a conti fatti, le cassette riutilizzabili in plastica incidono meno sul costo del prodotto delle corrispondenti cassette monouso in cartone ondulato. Infine, grazie al fatto che vengono gestite all’interno di schemi controllati, queste soluzioni di imballaggio rappresentano una realtà letteralmente circolare e ad impatto zero sull’ambiente.
Cosa rende gli imballaggi in plastica riutilizzabili “a impatto zero”?
L’imballaggio riutilizzabile non muore mai effettivamente e come tale non diventa mai un rifiuto.
Al contrario di ciò che accade al corrispondente monouso in cartone, il quale, esaurito il suo singolo utilizzo, entra nel sistema tradizionale della raccolta differenzia per essere avviato al riciclo o allo smaltimento. Noi tutti sappiamo che questo sistema costa e viene lautamente pagato dai consumatori attraverso il contributo ambientale caricato su ogni imballo. Inoltre non può mai garantire il 100% di raccolta, così come non può mai garantire, per motivi anche tecnici, che il materiale raccolto venga effettivamente riciclato.
Gli imballaggi riutilizzabili in plastica non entrano nel sistema della raccolta differenziata. A fine vita la materia prima è impiegata nella produzione di nuovi imballaggi.
La cassetta in plastica dell’ortofrutta rappresenta perciò una soluzione realmente ad impatto zero: non c’è nulla di più sostenibile di ciò che di fatto non muore mai e di conseguenza non diventa mai un rifiuto.
In quali settori sono maggiormente utilizzari questi contenitori?
L’impiego delle cassette a sponde abbattibili ha il suo limite nel fatto che chi gestisce la reverse logistics deve necessariamente prelevare i “vuoti” in centri di raccolta definiti. Questa è la ragione per cui in Italia questa soluzione per l’imballaggio è impiegata esclusivamente dalla grande distribuzione, che organizza i centri di raccolta presso i propri magazzini.
La cassetta in plastica è impiegata oggi essenzialmente nella filiera dei prodotti ortofrutticoli dove l’indice di copertura supera il 50%, con 300 milioni di riutilizzi all’anno, che, sia detto per inciso, rappresentano 150.000 tonnellate in meno di rifiuti ogni anno.
Questa tipologia di imballi riutilizzabili inizia lentamente e non senza difficoltà a prendere piede anche in altre filiere come quella della carne e del pesce.
C’è un’attenzione da parte delle istituzioni rispetto a questa tematica?
Certamente, la normativa europea, così come quella italiana, sono abbastanza avanzate riguardo al tema della prevenzione dei rifiuti, in particolare di quelli da imballaggi. La Campagna Europea per l’Energia Sostenibile, promossa dalla Commissione Europea e coordinata in Italia dal Ministero dell’Ambiente ha come priorità proprio l’imballaggio riutilizzabile.
Riteniamo che si possa certamente fare ancora di più in merito alla regolamentazione del modello di pooling a livello continentale.
Soprattutto ci piacerebbe che venisse affrontato il tema di una regolazione del deposito cauzionale. In questo modo l’imballaggio riutilizzabile in plastica potrebbe giungere fino alla casa del consumatore, con la sicurezza che verrà poi ritornato al punto di raccolta. Questo piccolo salto, dal punto vendita alla casa del cliente, sarebbe un gigantesco passo avanti che aprirebbe opportunità di impiego degli imballaggi riutilizzabili in settori di produzione e in canali distributivi oggi preclusi.
Avete in programma di coinvolgere anche i consumatori italiani a un corretto riutilizzo dei contenitori in plastica?
Assolutamente sì. Riteniamo che sia di vitale importanza continuare a sensibilizzare i consumatori sull’utilizzo di questo particolare tipo di contenitori, attraverso una serie di iniziative che vedano la collaborazione di varie realtà, tra loro diverse e complementari.
Ci teniamo a sottolineare che gli utilizzatori sono in parte già sensibilizzati sul tema: una recente ricerca svolta da una società di marketing canadese in materia di packaging ha evidenziato come la maggioranza dei consumatori italiani considerino gli imballaggi di plastica riutilizzabili più igienici e puliti rispetto agli imballaggi di cartone, oltre che più gradevoli nell’aspetto.
Quali sono i prossimi obiettivi di EURepack?
Come detto il nostro obiettivo è promuovere azioni che tendano a rendere strutturale l’utilizzo degli imballaggi in plastica riutilizzabili, facendo innanzitutto opera di informazione sulle ricadute economiche positive anche in termini occupazionali che l’implementazione di schemi di riutilizzo ha sul territorio. Inoltre vogliamo contribuire a sensibilizzare sempre più consumatori e operatori delle filiere distributive sugli importanti benefici ambientali in termini di riduzione dei rifiuti solidi urbani e delle emissioni di CO2. Infine, vogliamo premere sugli organi istituzionali, nazionali e locali, affinché si adoperino per normare a favore di quanti, alla luce di quanto detto, intendano compiere il passaggio dall’imballaggio monouso a quello riutilizzabile.