Automha per Safta: qualità e personalizzazione
I Protagonisti
AUTOMHA SPA, leader nella progettazione e nella realizzazione di magazzini automatici ormai da quarant’anni, nasce a fine anni Settanta grazie alla visione avanguardistica del fondatore Franco Togni e, in seguito, del socio tecnico Walter Danne. I due iniziano a sviluppare nuovi sistemi di trasporto e convogliamento per la movimentazione a terra, approdando negli anni Novanta ad una dimensione sempre più verticalizzata. Il continuo aggiornamento e il desiderio di migliorare costantemente il servizio offerto portano alla nascita del primo traslo-elevatore automatico, in grado di svolgere attività di stoccaggio e picking di beni di qualunque dimensione e tipologia.
Protagonisti della grande crescita ed internazionalizzazione sono però i vettori a controllo remoto brevettati da Automha: AUTOSAT, vettore semi-automatico, e SUPERCAP, interamente automatico. Nel 2010 l’azienda bergamasca lancia sul mercato un macchinario rivoluzionario: AUTOSATMOVER, un sistema modulare di nuova generazione completamente automatico che è in grado di stoccare in profondità qualunque bene, ottimizzando la logistica e la produzione di qualsiasi settore industriale. Punto vincente di tutti i sistemi ed i prodotti firmati Automha, è la capacità di mantenere prestazioni invariate a temperature comprese tra i -30° ed i +50 C°.
SAFTA SPA nasce nel 1925 con la produzione di fibre tessili, in particolare di rayon-viscosa, ma nel 1932 diventa una delle prime aziende italiane ad introdurre nel mercato nazionale la lavorazione della cellulosa. Grazie a particolari tecniche riesce ad ottenere un nuovo film per la protezione degli imballi, il cellophane, diventando leader nel settore degli imballaggi flessibili a livello internazionale.
Poco tempo dopo segue una nuova intuizione, questa volta totalmente orientata al servizio: Safta, infatti, nel 1937 introduce nei suoi processi produttivi la stampa per caratterizzare i propri prodotti, con il valore aggiunto dell’alta customizzazione. La lunga esperienza di Safta nel settore degli imballi flessibili è basata proprio su due importanti pilastri: l’attenzione alla qualità dei prodotti e l’importanza attribuita alla veste grafica di ogni packaging. L’aspetto grafico ha consentito all’azienda emiliana di distinguersi per originalità e capacità di rispondere alle più svariate esigenze. mantenendo sempre elevati standard qualitativi. Nel 2002 entra nel gruppo Guala, holding italiana di aziende specializzate nel mondo del packaging.
Problema
I problemi del magazzino di Safta nascevano dalla difficoltà di stoccaggio dei cilindri metallici utilizzati per la stampa dei rotoli personalizzati. Questi cilindri, estremamente delicati e preziosi per il buon risultato delle personalizzazioni, sono composti da un cuore d’acciaio rivestito da una pellicola madre in rame, a sua volta avvolta in uno strato d’argento, sopra il quale viene posta una pellicola in rame. È quest’ultima ad essere incisa e protetta attraverso un’operazione di cromatura.
Questi cilindri sono molto sensibili e qualsiasi urto o graffio possono compromettere metri e metri di lavoro, nonché richiedere il ricondizionamento o la sostituzione dell’intero cilindro. Per questo motivo, il loro stoccaggio mal si sposava con il sistema di immagazzinamento manuale utilizzato dall’azienda fino al 1994, anno in cui viene inserito il primo magazzino automatico da 7040 locazioni. Col passare del tempo, divenne però sempre più chiara l'esigenza di introdurre alcuni cambiamenti che potessero soddisfare tre particolari obiettivi: crescita dell'attività, affermarsi su nuovi mercati e, soprattutto, rendere il magazzino più capiente, veloce e sicuro. Soprattutto le fasi di input ed output rappresentavano infatti un problema per il reparto produzione, poiché, essendo ancora gestite manualmente, si coordinavano in modo piuttosto lento e poco sicuro per la merce.
Soluzione
La soluzione proposta da Automha ha permesso a Safta di non stravolgere la struttura originaria del magazzino, ma di potenziarla tramite una revisione che ha portato ad una notevole ottimizzazione attraverso importanti saving. L'attività di stoccaggio è organizzata in aree differenti in base alla tipologia merceologica e al tipo di interazione con le linee di produzione. Il magazzino è quindi suddiviso in una zona per materie prime e semilavorati, un magazzino spedizioni e il magazzino per lo stoccaggio dei cilindri di stampa.
Per quest'ultima zona Automha ha compiuto un attento studio di tutte le tipologie di cilindri, dei flussi di movimentazione e delle esigenze di stoccaggio, riuscendo così a potenziare la capacità di stocking e automatizzare tutte le operations in modo da preservare l'integrità della merce. La scaffalatura già in loco è stata ricondizionata ed è stato costruito un nuovo fronte, così da raddoppiare la capacità di stoccaggio unendo due capannoni prima distinti attraverso una scaffalatura simmetrica.
L'impianto costruito da Automha è quindi costituito da 7 linee di scaffali bifronte a doppia profondità, più 2 linee di scaffali monofronte sempre a doppia profondità. La capacità complessiva del magazzino è cresciuta da 7400 a ben 14.700 locazioni, servite interamente da un unico trasloelevatore a forcola telescopica bicolonna movimentato con ponte di trasbordo.
La baia di input/output è stata automatizzata e ad oggi il magazzino riceve 3 flussi: i cilindri nuovi in attesa di incisione, i cilindri usurati in attesa di essere ricondizionati e i cilindri in movimentazione verso il reparto produttivo. Ogni cilindro è identificato tramite una punzonatura presente sul perno centrale e tramite un'etichetta con codice a barre. Durante ogni missione il trasloelevatore porta alla baia di uscita due cilindri alla volta, dove vengono posizionati su appositi carrelli, dopo aver verificato la congruenza di quanto estratto tramite la lettura del barcode applicato. Oggi l'operatore si limita quindi a gestire solo la movimentazione del carrello già carico.
Vantaggi
La scelta di questo tipo di soluzione ha permesso di duplicare la capacità di stoccaggio, ridurre al minimo il numero dei traslo attivi e di limitare le infrastrutture di supporto presenti in magazzino. Inoltre, il riutilizzo della struttura preesistente ha fatto si che fosse inserita una macchina agile e compatta, in grado di muoversi al meglio tra le scaffalature ad alta densità di stivaggio.