INCHIESTA: Come funziona il tuo Demand Planning?
Commento ai risultati del survey "Come funziona il tuo Demand Planning?"
Prima di commentare la sintesi dell'analisi delle risposte che numerose aziende hanno voluto fornire a questo nostro survey, riteniamo che valga la pena tratteggiare alcune conclusioni cui è recentemente giunta Aberdeen, per mettere nella giusta luce l'importanza che il processo di Demand Planning ha guadagnato all'interno delle Aziende più evolute.
Come si può vedere dal grafico qui sopra, per la stragrande maggioranza (85%) delle migliori Aziende, l'analisi e la comprensione della domanda rappresenta la più decisiva azione strategica per l'ottimizzazione della gestione dei materiali.
Per mettere in atto tale azione strategica, la cosa più importante (come si vede nel grafico qui sotto) è la capacità di effettuare un forecast attendibile:
Sempre attingendo ai risultati della citata analisi di Aberdeen, si vede che le Aziende che possono fregiarsi dell'appellativo di "Best-in-Class" sono proprio quelle che riescono a fare previsioni della domanda più affidabili delle altre, e questa accuratezza si tramuta in una gestione delle scorte giustamente più accorta ed ottimizzata, nonché in un incremento costante del livello di servizio, put nell'ottica di una riduzione complessiva dei costi di esercizio.
A questo punto, conviene ritornare immediatamente ai risultati del nostra survey, che ha visto rispondere un plateau sufficientemente ampio di Aziende Italiane (21) per poter ritenere queste statistiche attendibili ed indicative (purtroppo, per certi versi).
Il primo quesito riguardavo gli aspetti organizzativi del processo di Demand Planning (vedi chart sotto): solo il 10% delle Aziende che hanno risposto ha dichiarato di avere adottato quello che probabilmente è il modello più evoluto, ossia l'istituzione di un Forecast Group permanente, cui concorrono esperti provenienti dai vari settori aziendali e che ha in carico la preparazione di un Demand Plan unico e condiviso a livello aziendale.
All'estremo opposto, un non tranquillizzante 29% di Aziende sostiene di non avere nessun processo formale per la pianificazione della domanda.
Fig. 1: istogramma risposte al primo quesito
Indipendentemente dall'organizzazione dei workflow, un segnale positivo viene invece dalla sintesi delle risposte al secondo quesito, che intendeva verificare se la previsione della domanda fosse in qualche modo condivisa (collaborative planning) e se fosse poi basata solo sullo storico delle richieste.
Ben il 43% delle Aziende dichiara infatti che ha in atto una procedura di collaborative planning basata sul confronto tra i dati proiettati su base storica e il contributo di intelligenza del mercato che la parte Commerciale / Marketing può offrire ad integrazione della parte più squisitamente analitica.
Fig. 2: istogramma risposte al secondo quesito
Le risposte al terzo quesito evidenziano invece una certa arretratezza delle Aziende Italiane nei confronti di quello che il mercato delle soluzioni IT può offrire a supporto del Demand Planning: infatti, ben il 43% dei rispondenti dichiara di non fare uso di alcuno strumento specifico o al massimo di fogli elettronici "custom made".
Molti si affidano ai moduli dei gestionali (29%), forse ignorando che non di rado le prestazioni di tali moduli sono piuttosto lontane dallo "stato dell'arte" (anche se è del tutto comprensibile il desiderio di avere un'architettura SW il più possibile "pulita" ed univoca); fa tuttavia piacere constatare che ben il 24% degli intervistati usa in congiunzione strumenti specialistici e soluzioni di Business Intelligence, che probabilmente rappresenta l'approccio più corretto - ancorché oneroso - alle previsioni.
Fig. 3: istogramma risposte al terzo quesito
La domanda conclusiva, purtroppo, rivela - tramite l'analisi delle risposte - che gli sforzi fatti per fare delle previsioni corrette troppo di rado sono messi completamente a buon frutto: infatti, oltre la metà degli intervistati (52%) ha affermato che non viene fatta alcuna valutazione formale dell'accuratezza delle previsioni passate, perdendo così l'occasione di ottenere delle "lessons learned" e di mettere quindi in moto un circolo virtuoso che consenta di affinare metodi, tecniche, strumenti ed organizzazione.
Per contro, fortunatamente, un incoraggiante 24% dei rispondenti sostiene di monitorare costantemente le prestazioni ottenute in termini di affidabilità del processo previsionale e di condividere i risultati dell'analisi con gli altri Enti, al fine di migliorare la pianificazione.
Fig. 4: diagramma risposte al terzo quesito
Conclusioni:
i risultati di questo survey mostrano come presso le Aziende Italiane sia in atto una dinamica evolutiva netta, all'interno della quale alcune Aziende (un gruppo piuttosto ristretto, in verità) stanno guadagnando un serio vantaggio competitivo sulle altre, facendo leva proprio su quello che è il necessario prerequisito per incrementare la disponibilità delle merci senza incrementare i costi della loro gestione, ossia una previsione accurata.
Per molte altre Aziende, viceversa, la strada da percorrere è ancora lunga e non riva di ostacoli: tuttavia, ciò deve rappresentare uno stimolo a recuperare il gap, predisponendo tutti gli enabler tecnologici ed organizzativi, piuttosto che una remora.