La logistica a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese: focus Turchia
Il perché dei rapporti tra Italia e Turchia deriva dai numeri: la Turchia è un partner commerciale di primo piano per l'Italia e il suo valore prospettico è ancora maggiore, con un mercato in forte crescita. Dall'altro lato l'Italia è uno dei principali partner commerciali della Turchia (4° Paese fornitore e 5° Paese cliente); l'export dell'Italia è per lo più relativo al settore della meccanica mentre l'import è maggiormente legato al settore tessile/abbigliamento.
Attualmente in Turchia operano oltre 1.000 aziende italiane con Investimenti Diretti Esteri (IDE), anche con siti produttivi locali prevalentemente dei settori Fashion e Automotive. Le motivazioni di una presenza così importante vanno ricercate anche in una struttura di costi favorevole e negli aspetti fiscali e legislativi. Dal punto di vista prospettico, inoltre, la Turchia potrebbe rappresentare una piattaforma di distribuzione per raggiungere Paesi ad alto potenziale di sviluppo con alto rischio Paese.
Il quadro dell'offerta logistica per quanto riguarda i trasporti diretti tra Italia e Turchia e il trasporto locale in Turchia appare positivo per le aziende italiane che vogliono esportare: relativamente al collegamento tra questi due Paesi, sono presenti servizi molto efficienti di collegamento navale; esiste poi una forte specializzazione dei porti per tipologia di traffico.
Gli standard internazionali per la misura dell'efficienza logistica dei singoli Paesi quali il LPI, che considerano anche gli aspetti doganali, vedono la Turchia di fatto allineata alle prestazioni dell'Italia. Il governo turco, inoltre, sta promuovendo un importante piano di sviluppo infrastrutturale che vede l'ampliamento della rete stradale e la costruzione di nuove linee ferroviarie ad alta velocità e tradizionali.
Il mercato turco presenta ampi margini di miglioramento in riferimento allo sviluppo delle piattaforme logistiche e alla capacità di gestione del processo logistico completo: relativamente alle facilities presenti sul territorio turco, seppur il governo turco abbia attivato una serie di aree industriali con forti benefici fiscali, tali aree sono per lo più dedicate a insediamenti produttivi.
Le piattaforme logistiche sono localizzate principalmente nelle aree a maggior domanda del Paese, dove però la disponibilità di immobili è minore della domanda: questo squilibrio, unitamente ad un'orografia non favorevole e alla scarsità di offerta "moderna", ha portato ad un costo delle aree di stoccaggio anche superiore al valore medio italiano.
Concentrazione del mercato e focus dei principali fornitori di servizi logistici differiscono però tra Turchia e Italia: i primi sette operatori turchi presentano un fatturato pari a poco meno di 2 miliardi di euro, fortemente legato al trasporto, contro un valore di quasi 3,5 miliardi di € dei primi 7 operatori in Italia.
Entrando nella gestione operativa dei magazzini, i committenti italiani lamentano un'arretratezza culturale e tecnologica rispetto all'Italia, che rappresenta un'opportunità di mercato. Le maggiori criticità riguardano la gestione del processo logistico completo in cui le necessità sono molteplici: organizzare in modo strutturato l'approvvigionamento dall'Italia al deposito locale, anche a collettame, effettuare operazioni doganali, gestire la movimentazione e i servizi accessori oltre che la distribuzione locale.
Il processo di internazionalizzazione delle vendite da parte di committenti italiani, a valle di una prima fase di approccio al mercato con distributori/partner locali a cui spesso la merce è venduta con resa EXW, prevede tipicamente lo sviluppo di un presidio locale con apertura di un deposito di distribuzione e una rappresentanza fiscale. Al crescere del volume d'affari verso il mercato servito, un passo successivo può essere l'apertura di stabilimenti per la produzione in loco. Si rileva però che lo sviluppo di un deposito locale, in particolare, risulta molto difficile per le piccole-medie imprese, che spesso non possono contare su evoluti software per la gestione della supply chain o su approfondite competenze sul singolo mercato.
Le aziende di medio-piccole dimensioni spesso necessitano di un servizio di consulenza nell'impostazione del processo, pertanto il fornitore di servizi logistici può rappresentare non solo l'esecutore di una transazione, ma anche l'orchestratore dell'intera relazione. In questo caso la collaborazione prevede la costruzione congiunta del processo, dove il provider mette a disposizione i suoi asset con altri attori della filiera. Tuttavia l'impostazione di una tale modalità di collaborazione si può "scontrare" con un costo di gestione della relazione molto alto e non sempre giustificato dai volumi esportati, soprattutto nella fase iniziale.
Il superamento delle difficoltà evidenziate rappresenta un elemento chiave per la competitività internazionale dell'Italia, che presenta un tessuto industriale caratterizzato principalmente da PMI. Ciò è tanto più vero se si considerano le potenzialità del canale dell'eCommerce B2c, che sta crescendo in Turchia con tassi elevati. Questo canale richiede una minore attenzione agli aspetti di presidio commerciale del Paese, ma al contempo enfatizza le esigenze logistiche delle aziende. Infine, l'analisi di questo importante Paese ha evidenziato una notevole potenzialità di sviluppo per i fornitori italiani di servizi logistici e di tecnologie informatiche.
Questi e altri argomenti saranno trattati ed approfonditi durante il Percorso Executive in Supply Chain Management del MIP Politecnico di Milano strutturato attraverso le specializzazioni in Logistica Distributiva e Gestione Strategica degli Acquisti.
Per scoprire tutti i dettagli del programma partecipa alla presentazione di Martedì 22 Settembre alle ore 18.30 presso il campus del MIP: i Direttori del programma, Prof. Marco Melacini, autore dell'articolo, e Prof. Ruggero Golini, saranno presenti insieme al Recruitment Staff per rispondere alle domande sulla prossima edizione del percorso in partenza a Novembre 2015.