Il mercato nero dei pallet: un male endemico del settore
Il pallet: un asset societario
I bancali sono il supporto su cui letteralmente poggia l’intera filiera della distribuzione merci, ed il loro valore è cresciuto negli anni sia a causa delle sempre più stringenti norme che ne regolano l’omologazione e la certificazione di conformità, sia perché risulta endemica, all’interno della filiera, la pratica del furto e del riciclaggio degli stessi.
Il valore di un singolo bancale oscilla costantemente, influenzato da diversi fattori, e negli ultimi anni ha subito aumenti significativi, che rischiano di compromettere la già precaria sostenibilità economica di tutta la filiera logistica e distributiva.
I dati pubblicati dall’Osservatorio Permanente sul Valore del Pallet EPAL non lasciano spazio a smentite: il valore del singolo pezzo è più che raddoppiato negli ultimi due anni, passando dai 7,38 € certificati nel marzo 2021 ai 15,26 € rilevati nel Febbraio 2023. Si consideri che il valore espresso rappresenta una media del costo fatturato dagli acquirenti (quindi di un mix non definito di nuovo ed usato), e che il pallet nuovo ha raggiunto picchi che avvicinano i 30 € nel corso del periodo considerato.
Alla luce dell’indispensabilità del supporto stesso, e della quantità che se ne rende necessaria all’approvvigionamento di qualsiasi filiera logistica, si può tranquillamente affermare che il pallet non possa più essere considerato un mero consumabile da sostituire dopo ogni utilizzo, ma assurga al ruolo di autentico asset aziendale, alimentando così una logistica inversa complessa e variegata, finalizzata a garantire alle aziende la durata degli investimenti fatti per l’acquisto.
Il mercato di settore è fiorente, e la reperibilità è scarsa. Come accennato la legislatura a riguardo è molto stringente, ed anche il ricondizionamento dei pallet usati, per essere destinati a nuovo utilizzo, comporta trattamenti e igienizzazioni dai costi non trascurabili.
Non credo siano necessari altri dati per certificare il rilievo economico rappresentato dal mercato dei bancali, e di come la gestione degli stessi assuma rilievo crescente nelle imprese del ramo logistico.
Il mercato nero dei pallet: un lato oscuro della logistica
Il commercio abusivo dei bancali rappresenta un autentico lato oscuro di questo settore, ed esistono autentiche organizzazioni criminali che ne gestiscono il furto, il riciclaggio e la reimmissione sul mercato, spesso tramite la vendita alle stesse società cui sono stati sottratti, dando vita ad un paradosso degno delle migliori commedie di Totò e Peppino.
Non esistono dati recenti per dimensionare il fenomeno, ma quelli pubblicati da Legambiente nel 2016 evidenziano cifre esorbitanti: 120 milioni di pallet abusivi rivenduti ogni anno sul suolo nazionale con un volume d’affari da 720 milioni di euro (calcolato, tra l’altro sul valore dell’epoca, oggi più che raddoppiato, come abbiamo visto).
Il racket dei pallet è difficile da arginare sia per la capillarità del sistema, sia per la facilità della realizzazione del furto, che spesso può contare su compiacenze interne alle aziende (i classici “dipendenti infedeli”), a volte persino ignare della gravità dei reati annessi alla mala pratica posta in essere.
Il fenomeno storicamente stritola la filiera, con i trasportatori che si trovano tra committenti che pretendono la restituzione dei pallet loro affidati, e destinatari che non sono in grado di restituirli con immediatezza, creando latenze che comportano ammanchi, sparizioni e deperimento dei supporti stessi.
Per la verità nel 2010 è stata emanata una legge che solleva il vettore da responsabilità inerenti i pallet e gli imballaggi della merce affidatagli, sia a tutela del trasportatore che si trovava autentico anello debole all’interno di questo traffico, sia perché il meccanismo innescato finiva con l’alimentare il mercato nero invece di combatterlo.
Solo nel 2022 è stato effettuato un nuovo intervento normativo a riguardo, sancendo che “i soggetti che ricevono i pallet sono obbligati alla restituzione al proprietario o al committente di un uguale numero di pallet della medesima tipologia e con caratteristiche tecnico qualitative assimilabili o equiparabili”, sancendo la responsabilità del ricevente riguardo alla restituzione del bene ricevuto.
Il rischio è che comunque, visto l’alto valore del singolo pezzo ed il fisiologico deperimento di una parte di questi durante le operazioni di carico e scarico, esisterà sempre terreno per un mercato sommerso, anche se l’intervento legislativo risponde alla logica di creare una filiera circolare con il coinvolgimento di tutte le parti nella preservazione del valore della stessa.
Conseguenze a vari livelli:
Le conseguenze sono prevalentemente di natura economica, con i margini delle aziende del settore enormemente erosi dall’indispensabile sostituzione perenne dei supporti che vengono a sottratti, e con l’ammanco erariale generato da un giro di nero e di contante tanto imponente.
Esistono poi pericoli legati al tipo di merce trasportata: un pallet impiegato per movimentare sostanze chimiche, pericolose o tossiche potrebbe in seguito essere destinato a caricare, per esempio, alimentari destinati ai supermercati. Ma potrebbe anche provenire da destinazioni lontane e durante il viaggio avere attirato parassiti o agenti inquinanti.
Le autorità internazionali come la Fao, il Wto e l'Ippc prevedono trattamenti termici obbligatori per ogni utilizzo a garanzia di produttori, trasportatori, operatori della logistica e consumatori, che certamente nel circuito illegale non vengono tenuti in considerazione generando un reale pericolo anche per tutti i consumatori.
Esistono infine conseguenze anche a livello ambientale, visto l’elevato ricorso alla remissione nel mercato di nuovi supporti (prevalentemente realizzati in legno): il frequente dirottamento verso altri mercati dei bancali sottratti appesantisce il carico da questo punto di vista, contribuendo ad alimentare le filiere meno circolari che portano a smaltimento i supporti usati invece di destinarli al riciclo.
Si calcola mediamente che 25 bancali ricondotti al mittente comportino un risparmio in materia prima sufficiente ad evitare l’abbattimento di un albero (anche se nutro qualche dubbio sulla sostenibilità in questo senso delle operazioni di recupero).
L’intervento della tecnologia:
L’interesse verso il monitoraggio della filiera dei pallet è elevato, come si può comprendere, e la tecnologia oggi giunge in supporto di questa esigenza.
I bancali di ultima generazione, attraverso un sistema di tracciamento installato su ogni supporto, sono oggi in grado di segnalare l’uscita dalle rotte stabilite e di rendersi reperibili tramite sistemi GPS, consentendo sia il recupero del pallet stesso, sia il tracciamento e l’individuazione dei percorsi svolti durante la sottrazione indebita e l’individuazione delle organizzazioni responsabili del furto e del riciclaggio del singolo pezzo.
Le società maggiormente danneggiate dal racket esistente stano strutturando autentici gruppi di intelligence, che operano sfruttando queste tecnologie in stretto contatto con le forze dell’ordine, e che, come si legge con grande frequenza in rete, stanno consentendo in questi mesi l’individuazione e lo smantellamento di diverse cellule criminali dedicate allo sfruttamento illecito di questo mercato, oltre che al reperimento ed al recupero di diverse migliaia di bancali sottratti.
Certamente il costo di queste tecnologie non è alla portata di tutte le aziende, ma l’immissione nel circuito di pochi bancali “civetta” può comunque avere un enorme impatto sul tracciamento e quindi sul contrasto di queste attività, che rappresentano un autentico parassita del settore che mette a repentaglio la sostenibilità di tutta la filiera.